Emergenti in attesa di consacrazione. Cortisti pronti al grande salto nel lungometraggio. Documentaristi che spingono il reale oltre i confini. Esordienti che ci hanno colpito. Cinematografo ha selezionato venti registi (+1: c’è una coppia) da tenere d’occhio per il 2026, venti scommesse per il domani del cinema italiano.

Lo fa nell’anno in cui assegna a Le città di pianura il Cinematografo Award come miglior film: l’opera seconda del trentaseienne Francesco Sossai conferma quanto di buono promettevano Altri cannibali, straordinario esordio premiato al Tallinn Black Nights Film Festival nel 2021, e il cortometraggio Il compleanno di Enrico (2023). E soprattutto, alla luce del buon successo in sala (quasi 200.000 spettatori con un incasso vicino al milione e mezzo), ci dice quanto il cinema italiano abbia bisogno di voci nuove e sguardi inediti.


Beatrice Baldacci

La tanaPossibili avvenimenti e probabili scenari della mia vita immaginata

Socia del collettivo Threeab (gruppo di studenti dell’Accademia Belle Arti di Roma, dentro anche Alain Parroni, autore del folgorante Una sterminata domenica, e Mino Capuano), a ventotto anni ha partecipato a Biennale College (programma che ha permesso gli esordi di Margherita Ferri, Silvia Brunelli, Claudio Casale, Christian Filippi e Massimiliano Camaiti), realizzando a micro budget il sensibile e affettuoso La tana (2021), in cui riprende gli home movies al centro del suo cortometraggio Supereroi senza superpoteri e allestisce una narrazione rarefatta in una campagna priva di riferimenti temporali. Una grande occasione di visibilità, d’accordo, ma anche l’espressione di un minimalismo legato ai limiti finanziari: speriamo di vederla presto in condizioni più favorevoli.

Beatrice Baldacci
Beatrice Baldacci

Beatrice Baldacci


Valentina e Nicole Bertani

La timidezza delle chiomeLe bambine

Già autrice di videoclip (Ligabue, Negramaro, The Kolors) e spot (Gucci, Valentino, Toyota), Valentina è stata candidata al David di Donatello per il documentario La timidezza delle chiome (2022), storia di due gemelli che diventano grandi e si affacciano al mondo. Per Le bambine si fa affiancare dalla sorella Nicole, esordiente alla regia che, come direttrice creativa e grafica, ha all’attivo collaborazioni con vari gruppi e brand (Bulgari, Seletti, Gucci). Presentato in concorso a Locarno, il loro film inquadra l’amicizia tra tre bambine nell’Italia degli anni Novanta, attraversata dai sogni fragili di genitori egoisti e da una babysitter queer alla ricerca del proprio posto in un mondo omofobo. Tra i colori saturi di quel decennio e i movimenti inaspettati della macchina da presa, un coming of age immersivo.

Valentina Bertani e Nicole Bertani a Locarno 78
Valentina Bertani e Nicole Bertani a Locarno 78

Valentina Bertani e Nicole Bertani a Locarno 78

(Locarno Film Festival / Ti-Press / Edoardo Nerboni)

Mino Capuano

Quanno chiove, Sciaraballa (cm)

Non è da tutti essere battezzati da Nanni Moretti, che non è solo uno degli autori più influenti dell’ultimo mezzo secolo ma anche uno dei più attenti nell’individuare e sostenere nuove voci. Nato nel casertano nel 1994, anche lui parte del collettivo Threeab, ha realizzato il super indipendente Quanno chiove tra il 2016 e il 2022. E, pur non avendo una distribuzione, Moretti si l’ha invitato a Bimbi Belli, la rassegna che organizza ogni anno con i migliori esordi della stagione. Nonostante lo sponsor, il film è rimasto invisibile. Sappiatelo, è un colpo al cuore: tre storie per raccontare il tempo che passa, un sentimento indefinibile, i non detti che spiegano una vita. Ci auguriamo che lo spirito corsaro, lo sguardo schietto e il passo struggente di Capuano possano trovare presto spazio e affetto.

Mino Capuano
Mino Capuano

Mino Capuano


Gipo Fasano

Scotoma (cm), Le Eumenidi

Romano, classe 1993, da queste parti lo aspettiamo dal 2020, quando piombò alla Festa del Cinema di Roma con il suo mai dimenticato – e mai distribuito – esordio, Le Eumenidi, che porta ai Parioli la terza e ultima parte dell’Orestea (“La nostra struttura abitativa, un campo di gioco, sapevamo dove andare con Eschilo, ci rimetteva sui binari”). 70 minuti in bianco e nero in formato 2.37, risultato di una gestazione lunga tre anni e fatta di 130 ore di riprese, quell’ufo ci ricorda la dimensione off e ribelle del nostro cinema, la possibilità di esplorare un’altra Roma che guarda all’avanguardia di fine anni Sessanta e al radicalismo degli Ottanta, la necessità di intercettare un malessere generazionale senza nostalgia né compiacimenti.

Gipo Fasano alla Festa del Cinema di Roma 2020
Gipo Fasano alla Festa del Cinema di Roma 2020

Gipo Fasano alla Festa del Cinema di Roma 2020

(Leonardo Paniccia)

Valerio Ferrara

Notte romana (cm), Il complottista

Dal corto Il barbiere complottista, saggio di diploma premiato alla Cinef di Cannes nel 2022 (primo italiano a ricevere il riconoscimento nella storia della sezione), al lungo Il complottista, commedia politica come poche se ne fanno ormai, calata nelle contraddizioni del Paese reale e sintonizzata sulle frequenze di un mondo – quello del cospirazionismo, soprattutto online – da studiare senza pregiudizi. È anche uno spaccato di come (non) funziona il sistema della distribuzione e della promozione in Italia: regista e collaboratori hanno creato un’efficace e originale campagna social (da soli) e accompagnato le proiezioni del film in un tour nazionale (da soli). Perché far esordire un giovane in rampa di lancio (Ferrara non ha nemmeno trent’anni) e poi non seguirlo fino in fondo?

Valerio Ferrara
Valerio Ferrara

Valerio Ferrara


Mara Fondacaro

Mosca cieca (cm), Il primo figlio

Napoletana, trentuno anni, laureata al Centro Sperimentale di Cinematografia, sceneggiatrice (nel carnet anche Le variabili dipendenti di Lorenzo Tardella, David di Donatello per miglior cortometraggio), ha debuttato con Il primo figlio, in concorso alla Mostra di Pesaro, da sempre vivaio di talenti fuori dalle norme. Il suo è un horror su una maternità da incubo, con una donna che, a pochi giorni dal parto del suo secondo figlio, è ossessionata dall’oscura presenza del primo figlio, morto tragicamente, che minaccia il bambino non ancora nato. Nel nostro universo di genere, sempre in bilico tra “semplificazioni” mainstream e indipendenza corsara, quello di Fondacaro è uno sguardo fantasmagorico che si confronta con la paura, il conflitto interiore, l’elaborazione del lutto.

Mara Fondacaro
Mara Fondacaro

Mara Fondacaro

(Mostra Internazionale del Nuovo Cinema)

Andrea Gatopoulos

A Stranger QuestThe Eggregores’ Theory

Forse il regista italiano che più di chiunque altro, quest’anno, grazie al suo film, ha innescato un dibattito, intercettando il tema più caldo e controverso del momento: l’utilizzo dell’intelligenza artificialeThe Eggregores’ Theory, il suo cortometraggio presentato alla Settimana della Critica di Venezia e poi nella cinquina dei corti ai David, ha scatenato il disappunto di chi (cioè l’ANAC, l’associazione degli autori) si è interrogato su “quanto di umano, e quindi di propriamente creativo, e quanto di matematico” ci fosse nell’opera. Ma il corto dimostra come l’AI non sia uno strumento mimetico ma un mezzo critico che svela la fragilità della memoria nell’era digitale. Classe 1994, il regista e produttore è stato selezionato per la Résidence du Festival de Cannes.

Andrea Gatopoulos
Andrea Gatopoulos

Andrea Gatopoulos


Margherita Giusti

En Rang Par Deux (cm), The Meatseller

C’è vita nel cinema d’animazione: trentaquattrenne, cofondatrice del collettivo Muta, dopo l’esordio En Rang Par Deux (realizzato con Elisabetta Bosco e Viola Mancini, 2020), si è fatta conoscere con il corto The Meatsellerstoria vera di una ragazza nigeriana che arriva in Italia per diventare una macellaia come sua madre. Premiato con il David di Donatello, il doc animato si muove tra il surrealismo magico e il realismo sensoriale, attraverso immagini capaci di trasmettere grazia e ferocia. Chissà quando passerà al lungometraggio, magari ancora sotto l’egida produttiva di quel Luca Guadagnino che molto sta facendo nel coltivare e valorizzare nuove voci (Giovanni Tortorici, ma anche Dea Kulumbegashvili e Hailey Gates).

Margherita Giusti
Margherita Giusti

Margherita Giusti


Giulia Grandinetti

Tria – Del sentimento del tradire (cm), Majoneze (cm)

Quanti registi possono vantare un passato nella danza? Lei, maceratese del 1989, sì. A trent’anni il primo corto, Alice e il Paese che si Meraviglia, spaesamento adolescenziale tra social e inconscio con realismo magico. Le prime attenzioni nel 2022: Tria – Del sentimento del tradire, ambientato in una Roma distopica in cui vige una legge per cui le famiglie immigrate non possono avere più di tre figli, va a Venezia (Orizzonti), vince in Provenza e gira il circuito (Londra, Madrid, Montevideo, Dallas). La consacrazione è Majoneze (2024), così divertente e visionario da vincere il Gran Premio della Giuria all’AFI Fest (decisivo per la qualificazione all’Oscar per il miglior corto, poi non arrivata, ma ad avercene).

Giulia Grandinetti
Giulia Grandinetti

Giulia Grandinetti

(Arianna Del Grosso)

Rossella Inglese

Denise (cm), L’origine del mondo

Sceneggiatrice, montatrice, regista e produttrice indipendente, si è fatta un nome con corti audaci come Denise (2016), dove un’adolescente, ossessionata dal giudizio degli altri e consapevole di essere costantemente osservata da una telecamera, si mostra al pubblico in maniera sfacciata e provocatoria. Da lì sembra partire la sua opera prima, L’origine del mondo, presentata nel 2024 in Alice nella Città. Che non solo conferma l’interesse verso giovani donne che esplorano la propria sessualità, ma plasma un racconto intimo e cupo dentro un dramma sospeso tra due solitudini che si riconoscono, accumulando silenzi e scavando nei traumi.

Rossella Inglese
Rossella Inglese

Rossella Inglese


Giuseppe W. Lombardo

La particella fantasma (cm), Lo scuru

Già assistente a teatro per Roberta Torre e autore di due corti, il trentunenne palermitano ha debuttato con Lo scuru, dall’omonimo romanzo di Orazio Labbate e presentato in anteprima mondiale Tertio Millennio Film Fest. La storia di un giovane che intraprende un viaggio per superare incubi e diagnosi di schizofrenia è una catabasi in un Sud che non si trova nelle carte geografiche. La “risposta siciliana” al Southern Gothic evita il folklore oleografico e aderisce a un lessico visivo espressionista. E costruisce uno spazio simbolico in cui il reale è costantemente sfondato dall’immaginario e dal sacro, la dimensione materica del repertorio gotico precipita in una prospettiva mediterranea dove le ombre più nere sono tagliate da luci abbaglianti.

Giuseppe W. Lombardo al Tertio Millennio Film Fest 2025
Giuseppe W. Lombardo al Tertio Millennio Film Fest 2025

Giuseppe W. Lombardo al Tertio Millennio Film Fest 2025

(Karen Di Paola)

Alberto Palmiero

Il pesce toro (cm), Tienimi presente

La Festa del Cinema di Roma si sta rivelando la kermesse italiana più rilevante nel dare spazio a opere prime, dal fenomeno culturale C’è ancora domani di Paola Cortellesi a piccole opere di grande valore (dall’ottimo arthouse napoletano Ciao bambino di Edgardo Pistone al malincomico Troppo azzurro di Filippo Barbagallo passando per le valorizzazioni di emergenti come Fabrizio Ferraro e Caterina Carone). Tienimi presente, miglior opera prima quest’anno, è la storia di un aspirante regista disilluso che lascia Roma e torna al paesello: un bell’esempio di autofiction che diluisce la rabbia nel disincanto, trova la certezza nell’impaccio, si concede l’amore e si apre al futuro nonostante tutto. Nel film, in una versione alternativa di se stesso, c’è anche Mino Capuano.

Alberto Palmiero alla Festa del Cinema di Roma 2025
Alberto Palmiero alla Festa del Cinema di Roma 2025

Alberto Palmiero alla Festa del Cinema di Roma 2025

(Emilia De Leonardis)

Hleb Papou

Il legionarioFellini (cm)

Nato in Bielorussia nel 1991, in Italia dal 2003, laureato al DAMS e diplomato al Centro Sperimentale, dove realizza il suo cortometraggio di diploma Il legionario (2017). Che viene selezionato alla Settimana della Critica di Venezia 2017, un anno dopo viene inserito nella sezione Future Frames (10 nuovi registi da seguire) del Karlovy Vary Film Festival e vince premi ovunque. Dal corto nasce il lungo, stesso titolo e stessa atmosfera, che trionfa a Locarno (Pardo per la regia nella sezione Cineasti del Presente) e gira il mondo. Al centro, l’unico celerino di origine africana a Roma che deve sgomberare un palazzo occupato in cui vivono centocinquanta famiglie, compresa la sua: nessuno come lui racconta l’Italia delle seconde generazioni. Dopo i corti Fellini e Lettera di un sicario (2024), lo aspettiamo con l’opera seconda.

Hleb Papou
Hleb Papou

Hleb Papou

(Locarno Film Festival)

Leandro Picarella

Segnali di vitaSciàtunostro

Altro autore in evidenza all’ultima Festa di Roma, il quarantunenne agrigentino – già apprezzato con il sensoriale Divinazioni (2021) e Segnali di vita (2020), spaesamento dentro un osservatorio astronomico – ha trovato la quadra grazie a Sciàtunostro, struggente incrocio tra documentario e finzione, memoria e reinvenzione, cinema e vita. Ode al tempo che cambia e si rigenera, che consuma e – come canta Fiorella Mannoia – “non torna più”, l’amicizia di due bambini su un’isola siciliana diventa l’occasione per esplorare le frontiere del reale ricorrendo alla pratica del found footage: viviamo dentro un eccesso di presente che consuma subito il suo stesso racconto e le immagini d’epoca reintroducono ritardo, frizione, scarto.

Leandro Picarella alla Festa del Cinema di Roma 2025
Leandro Picarella alla Festa del Cinema di Roma 2025

Leandro Picarella alla Festa del Cinema di Roma 2025

(Mirko Pizzichini)

Lorenzo Quagliozzi

De l’amour perdu (cm), ARCA (cm)

Classe 1999, subito dopo la maturità è stato stagista (sui set, e che set, di The New Pope di Paolo Sorrentino e Esterno Notte di Marco Bellocchio), curatore della documentazione videografica della GNAM di Roma, collaboratore delle ricerche di repertorio per Ennio di Giuseppe Tornatore. E regista: Illusione (2020) e Il mio cuore è vuoto come uno specchio – Episodio di Odessa (2022). E poi l’esplosione: il folgorante corto De l’amour perdu, prodotto da Kavac Film (Bellocchio e Simone Gattoni) e Numero 10 (Sorrentino), che, nella Francia occupata dai nazisti, interroga il cuore di una giovane monaca diviso tra Dio e l’Amore. ARCA, alla SIC di quest’anno, l’archivio del Novecento si riconfigura nella fantascienza distopica. Nemmeno trent’anni e già un grande: il cinema è nel suo destino, nel suo sguardo, nel suo mondo.

Lorenzo Quagliozzi alla Settimana Internazionale della Critica 2025
Lorenzo Quagliozzi alla Settimana Internazionale della Critica 2025

Lorenzo Quagliozzi alla Settimana Internazionale della Critica 2025


Tommaso Santambrogio

Gli oceani sono i veri continenti, Taxibol

Gli oceani sono i veri continenti (2023), il suo primo lungometraggio che dilata e approfondisce il corto omonimo con cui ha esordito nel 2019, è una lettera d’amore a Cuba: la realtà e le rovine, la memoria e la nostalgia, il melodramma e la contemplazione. Dal corto L’ultimo chiude la porta (2021), camera fissa sul dissing amoroso su un ballatoio milanese, al medio Taxibol (2023), che accosta un viaggio in taxi di Lav Diaz (mentore del regista) ae un ex generale filippino fuggito dopo la dittatura di Marcos e nascosto a Cuba: il futuro del nostro cinema è anche altrove, perché l’avvenire è dei registi cosmopoliti, degli expat italiani che escono dai confini per rinnovare la fiducia nelle immagini.

Tommaso Santambrogio
Tommaso Santambrogio

Tommaso Santambrogio


Gianluca Santoni

Gionatan con la G (cm), Io e il secco

Cortista di talento (da Duale, 2015, a Gionatan con la G, 2016), ha esordito nel lungo con Io e il secco, la cui sceneggiatura vinse il Premio Franco Solinas nel 2017. Coming of age che fa incontrare un bambino che deve salvare la madre e un ragazzo troppo sbandato per essere criminale, è una parabola sull’infanzia tradita, sulle conseguenze del patriarcato, sul riconoscersi al di là delle convenzioni. E che inquadra un territorio spesso dimenticato dal nostro cinema italiano, una provincia adriatica in cui l’inverno misura la temperatura del nostro scontento. Presentato in Alice nella Città nel 2023, candidato al David come miglior esordio nel 2025, si mette ad altezza di bambino, ne interroga i sogni e i bisogni riconoscendo loro la dignità dell’intelligenza.

Gianluca Santoni
Gianluca Santoni

Gianluca Santoni


Margherita Spampinato

Tommasina (cm), Gioia mia

“Non c’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano attorno”: così scriveva Ennio Flaiano e così ci rivela la regista che con il suo primo lungometraggio, Gioia mia, ci accompagna alla scoperta dell’inaspettata relazione tra un bambino vivace e irrequieto e un’anziana zia apparentemente scorbutica. Presentato a Locarno nella sezione Cineasti del Presente, dove ha vinto il Premio Speciale della Giuria e il Pardo per la migliore interpretazione femminile (la veterana Aurora Quattrocchi, in splendido duetto con il piccolo Marco Fiore), è un film tenero e affascinante, pieno di calore e sensibilità, che esplora ciò che accade al confine tra mito e modernità, alla ricerca del tempo perduto per interrogarsi su dove vadano a nascondersi i ricordi dei nostri giorni più felici.

Margherita Spampinato
Margherita Spampinato

Margherita Spampinato

(Locarno Film Festival / Ti-Press)

Milad Tangshir

Star Stuff, Anywhere Anytime

Immigrato iraniano da un decennio di stanza in Italia, è partito dalla musica e arrivato al cinema (che ha studiato a Torino), esplorando le frontiere della realtà virtuale (VR Free nel 2019 e Hydrocosmos nel 2021) e puntando al cielo (Star Stuff, suo primo doc del 2019, è un viaggio che tocca tre tra i più importanti osservatori astronomici del mondo). Per la sua opera prima di finzione, Anywhere Anytime (2024), eleva Ladri di biciclette a metodo comparativo, pensa alla patria stando dentro l’Italia multirazziale e mette alla prova la tenuta estetica e morale del neorealismo: un approccio fenomenologico capace di rileggere la tradizione del verismo senza soggezioni o furbizie d’omaggio.

Milad Tangshir
Milad Tangshir

Milad Tangshir

(Karen Di Paola)

Lorenzo Tardella

Le variabili dipendenti (cm), La camera lucida (in arrivo)

Tra i nomi di punta emersi dalla leva registica del Centro Sperimentale, ha debuttato alla Berlinale con il corto Le variabili dipendenti, poi premiato con il David (e selezionato per la corsa agli Oscar). Un racconto intimo e amaro, che inquadra la fine dell’infanzia affrontando la questione su cui si edifica il concetto di passaggio all’adolescenza: cosa succede quando capiamo di essere attratti da qualcuno in un modo mai provato prima? Grande tema del giovane cinema italiano, la scoperta del desiderio nel crinale tra un erotismo ancora acerbo e un accenno di romanticismo trova nello sguardo di Tardella, classe 1992, un’adesione emotiva che non elude la complessità. Lo aspettiamo alla prova del lungometraggio: prodotto da Rosamont e dalla francese In Vivo Films, si intitolerà La camera lucida e, come protagonisti, avrà due ragazzini.

Lorenzo Tardella
Lorenzo Tardella

Lorenzo Tardella

(Karen Di Paola)