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Yes di Nadav Lapid
Di solito – si spera – chi fa il nostro lavoro vede tanti film, a volte troppi, spesso dimenticabili. Ma esistono i colpi di fulmini che ci riconciliano con il piacere del cinema. E queste folgorazioni, spesso, avvengono ai festival. Purtroppo capita sempre più frequentemente che, nella marea di titoli che ogni giorno inonda le nostre sale e soprattutto le piattaforme digitali, manchino film che abbiamo amato. Quest’anno, dopo la top 10 dei migliori film del 2025, dedichiamo una lista speciale con dieci colpi al cuore che, al momento, non hanno alcuna distribuzione italiana. Con l’auspicio che qualcuno si innamori di questi film e li faccia vedere al pubblico.
Blue Moon di Richard Linklater
Tutto in una sera, tutto in un ambiente, quasi in diretta: Richard Linklater e la fine di un matrimonio artistico in un grande film di fantasmi che somiglia a una canzone di Rodgers & Hart. Con un gigantesco – ma minuscolo – Ethan Hawke, in Concorso a Berlino 75 (dove è stato premiato Andrew Scott). – continua a leggere


Margaret Qualley e Ethan Hawke in Blue Moon di Richard Linklater
(Sabrina Lantos / Sony Pictures Classics)Mektoub, My Love: Canto Due di Abdellatif Kechiche
Nove anni dopo il Canto Uno e a sei dalla proiezione a Cannes di Intermezzo, Kechiche riesce finalmente a concludere il bildungsroman di Amin. E il suo sguardo resta inconfondibile, dall’osservazione dei corpi alla creazione di bolle temporali: un trittico che è l’opera più travagliata e affascinante della sua filmografia. – continua a leggere


Mektoub, My Love: Canto Due
Peter Hujar’s Day di Ira Sachs
Come si fa un film trascrivendo una conversazione, che poi sarebbe un’intervista al fotografo, realizzata nel dicembre 1974, che la scrittrice Linda Rosenkratz infine non pubblicò? In poco più di settanta minuti, un grande film sul tempo che passa e le cose che restano, con i monumentali Ben Whishaw e Rebecca Hall. – continua a leggere


Peter Hujar's Day
Reedland di Sven Bresser
Ha i colori incendiati della pittura fiamminga e un’anima in bianco e nero, questa opera prima olandese che si inscrive nella grande tradizione nordica dell’austero espressionismo spirituale, dove il paesaggio è una metafora vivente e gli uomini sembrano scolpiti nel silenzio del mondo primordiale. – continua a leggere


Reedland di Sven Bresser
Remake di Ross McElwee
“I was a father, I was a filmmaker” dice l’uomo che filma sempre e tutto, come se la telecamera fosse una propaggine del corpo e dell’anima. “È il mio tentativo di tenermi stretto Adrian, e di lasciarlo andare”: un documentario meraviglioso e lacerante per raccontare un lutto indicibile. Fuori Concorso a Venezia 82. – continua a leggere


Remake
Sciatunostro di Leandro Picarella
La moviola delle nostre vite e l’amicizia di due bambini su un’isola siciliana. Il regime temporale delle immagini come su una stratigrafia emotiva: Super 8, VHS, digitale. Ogni supporto è un modo di credere al tempo. Da qualche parte, in quell’archivio che pulsa dentro il film, si rivede la vita per ritardare e accettare il distacco. – continua a leggere


Sciatunostro
Six jours, ce printemps-là di Joachim Lafosse
Una vacanza clandestina diventa percorso di liberazione: Joachim Lafosse trova luce e grazia in un film in cui sembra non accadere nulla. Un racconto sospeso, dove la vita scorre sotto la superficie come un’inquietudine sommessa e ogni silenzio diventa un fatto interiore. All’ultima Festa di Roma. – continua a leggere


Six jours ce printemps-là (2025)
Strange River di Jaume Claret Muxart
Un’estate in bicicletta sul Danubio, un adolescente che scopre se stesso e si innamora di un coetaneo. C’è un’ispirazione autobiografica – e c’è l’eco di Éric Rohmer – nel profondo e potente racconto d’estate del catalano Jaume Claret Muxart. Nella sezione Orizzonti a Venezia 82. – continua a leggere


Jan Monter e Francesco Wenz in Strange River
Traffic di Teodora Mihai
Lo spunto è l’incredibile furto avvenuto nel 2012 in un museo dei Paesi Bassi: la regista – con Cristian Mungiu come sceneggiatore – costruisce un film che ragiona sulla realtà dei migranti, tra realismo sociale e commedia umana. Qual è il reale “valore” delle cose? E delle persone? Vincitore del XXIX Tertio Millennio Film Fest. – continua a leggere


Anamaria Vartolomei in Traffic
Yes di Nadav Lapid
Una detonazione etica, corporea, retinica. Un cinema che prende a morsi, che sbava, che urla mentre soffoca. Vomitando l’insopportabile. L’insostenibile leggerezza di essere israeliani: Nadav Lapid firma un’opera batailliana, furiosa e scomposta, un grido animale che percuote non solo il Medio Oriente. Incredibilmente alla Quinzaine e non in concorso a Cannes 78. – continua a leggere


Yes di Nadav Lapid
