Il caso Dreamworks: Shrek

L’animazione non è più un paese solo per giovani. Il genere si è evoluto, si rivolge a un pubblico a volte solo adulto. Il punto di frattura è stato nel 2001 Shrek di Andrew Adamson e Vicky Jenson, presentato in concorso a Cannes e primo vincitore dell’Oscar per il miglior film d’animazione, istituito nel 2002. Il canone classico della fiaba si ribalta: l’eroe è l’orco, non il principe. Il “mostro” è il paladino, che viene descritto come una creatura sgraziata, a tratti repellente, di cui però non si può far altro che innamorarsi. Il tema è quello dell’opposto, dell’inversione della regola. Ma non si tratta di un caso isolato. Quella ideata dalla Dreamworks per il mercato occidentale è la prosecuzione di un percorso, da tempo portato avanti dal Sol Levante, dallo Studio Ghibli capitanato da Miyazaki. Lo sguardo è più adulto, ambizioso.

La tartaruga rossa
La tartaruga rossa

La tartaruga rossa

A spasso tra i generi

Un’interessante coproduzione tra Giappone (non a caso), Francia e Belgio è La tartaruga rossa del 2016 di Michaël Dudok de Wit. Si tratta di un film contemplativo, profondamente legato alla natura, come suggerisce la tradizione orientale. L’animale diventa uomo, viene rappresentato un rapporto carnale con il mondo che ci circonda, pieno di poesia. La Disney è lontana, cambia il pubblico di riferimento. Il film si apre con una tempesta indomabile, che indica subito la volontà di allontanarsi dai vecchi stilemi e abbracciare un simbolismo più alto, elaborato. L’animazione non viene utilizzata solo per immergersi nella favola, ma anche per ragionare sul presente, sulla violenza della realtà.

Nel 2007 Marjane Satrapi ha girato il fondamentale Persepolis. Caratterizzato da un feroce bianco e nero, si concentra sulla Rivoluzione iraniana del 1978. Il punto di vista è quello di una bambina di nove anni. Si tratta di un racconto di formazione selvaggio e sempre attuale. Invece la testimonianza più significativa legata al massacro di Sabra e Shatila, al conflitto in Libano negli anni Ottanta, è Valzer con Bashir di Ari Folman. La brutalità non viene mai nascosta. È una danza infernale, come suggerisce il titolo. Un soldato improvvisa un balletto di proiettili e sangue sotto al poster di Bashir Gemayel, fondatore del partito delle Falangi libanesi. Il tratto, il disegno, si uniscono al cinema del reale. La Storia viene trasmessa con rinnovata autorialità attraverso l’uso dei colori, di una “matita” che non risparmia, ma anzi sceglie di mostrare. Il film è diventato un modello da seguire. Folman stesso ha cercato di replicarlo, non in modo brillante, con Anna Frank e il diario segreto.

Persepolis
Persepolis

Persepolis

(Marjane Satrapi et Vincent Paron)

L’eredità lasciata da Valzer con Bashir ha generato titoli di successo, come Flee di Jonas Poher Rasmussen del 2021. Si focalizzava sulla vita di un rifugiato afghano con un passato dilaniato dai conflitti. La struttura era segnata dai flashback, in un percorso di accettazione che passava dalla violenza all’omosessualità, in una Danimarca non sempre ospitale. L’animazione può quindi essere “politica”, feroce nel ragionare sul presente e sui problemi del nostro tempo. Può essere una culla, in grado di contenere al suo interno più sensazioni, sospese tra l’attualità, l’esperienza sensoriale, e la dimensione onirica.

Un esempio rivoluzionario è stato Coraline e la porta magica di Henry Selick nel 2009. In questo caso l’animazione si fonde con l’horror. Si gioca col tema del doppio, il brivido è costante. A un certo punto la protagonista Coraline si affaccia su una stanza spaziosa, con al centro un pianoforte. Un uomo con le sembianze di suo padre inizia a suonare, a cantare una melodia inquietante. Al posto degli occhi ci sono due bottoni. Il genitore pronuncia una battuta che ammicca alla possessione: “È il pianoforte a suonare me”. Lui perde il controllo del suo corpo, è vittima della musica, di uno spirito demoniaco che lo accompagna. L’animazione si fa quindi un territorio di scoperta, sperimentazione, coraggio. Si torna a Shrek, per spingersi oltre il limite, in luoghi inesplorati.

Siete ancora convinti che la dicitura “film per bambini” sia corretta? A rispondere sono Aleksandr Sokurov con Fairytale – Una fiaba e Charlie Kaufman con la sessualità in Anomalisa. Nuove tecniche alimentano contenuti che spesso la platea non si aspetta.

Wolfwalkers
Wolfwalkers

Wolfwalkers

L’Irlanda: la Cartoon Saloon

Prima di spostarci in Italia, facciamo una breve tappa in Irlanda, a Kilkenny. Qui Paul Young e il talentuoso regista Tomm Moore hanno dato vita alla Cartoon Saloon, forse la realtà più importante nel settore per quanto riguarda il panorama europeo. Nonostante i titoli di rilievo siano molti, ci soffermiamo su uno in particolare: Wolfwalkers – Il popolo dei lupi. I disegni sono bidimensionali solo all’apparenza. Immediatamente la profondità di campo diventa uno strumento di rara potenza, raggiungendo risultati sorprendenti. Si parla di scoperta, accettazione, partendo anche qui da un fatto realmente accaduto: lo sterminio dei lupi in Irlanda nel XVII secolo. È un’animazione d’autore che si struttura come un mosaico, costruito su mirabili geometrie. La cifra stilistica è di rara bellezza, e ormai rappresenta un punto di riferimento imprescindibile.

Una tecnica: la stop-motion

In Italia la chiamiamo passo uno, ma ai più è nota come stop-motion. Spesso viene accostata all’uso di pupazzi che riempiono ogni fotogramma. Ha un’anima popolare, ormai oggetto di studio, incarnata da registi come Tim Burton. Ed è sempre al centro di nuove sperimentazioni. Tra gli ultimi esempi d’autore spiccano Manodopera di Alain Ughetto e le brillanti incursione nel settore di Wes Anderson: Fantastic Mr. Fox e L’isola dei cani.

Uno spartiacque è stato La mia vita da zucchina di Claude Barras. L’infanzia spezzata, un orfanotrofio, l’alcolismo, la morte, l’amicizia. L’anima nera della realtà si fonde con una vicenda fatta anche di redenzione. Ma non dobbiamo dimenticarci della caratteristica principale del cinema: la magia, l’illusione. La stessa utilizzata da Richard Linklater nel meraviglioso Apollo 10 e mezzo, mirabile dimostrazione di come l’allunaggio possa mescolarsi con la quotidianità attraverso il rotoscopio. Verso l’infinito, e oltre!

La mia vita da zucchina
La mia vita da zucchina

La mia vita da zucchina