L'Iran non è 300, non è forse nemmeno Kiarostami. Cosa sia questo grande paese, dall'incredibile passato, dallo spaventoso presente e dal futuro speriamo luminoso ce lo racconta una giovane 38enne, bella e determinata, Marjane Satrapi. Autrice di Persepolis, epopea autobiografica e familiare, un'autobiografic-novel, che con l'amico fraterno Vincent Paronnaud ha deciso di portare al cinema. Il risultato è notevolissimo (soprattutto nei primi due terzi del film), la scelta filologica di mantenere un bianco e nero a 2D nell'animazione è tanto fuori tempo quanto intelligente e piacevole. Marjane (nel film con la voce di Chiara Mastroianni), "integra e fedele a se stessa" come ha promesso alla nonna (Catherine Deneuve, Gena Rowlands in USA), ha scelto la lingua francese, suo paese d'adozione dal 1994, nonostante fosse una scelta poco commerciale, essendo lei una columnist internazionale e conosciutissima e il suo Persepolis persino libro di testo in 250 università americane. A ragione: raccontare grandi drammi universali disegnandosi nel proprio quotidiano è un esercizio di raffinata pericolosità. Marjane Satrapi ci è riuscita in entrambe le versioni (per lei si vocifera di un premio importante e di sicuro meritato qui a Cannes), forse anche più del padre del genere, Art Spiegelman, che con il suo Maus fatto di nazisti gatti, ebrei topi e psicanalisi familiare e personale seppe raccontare l'Olocausto con straziante normalità. Qui cresciamo con l'autrice, divisa tra l'orgoglio della sua femminilità e gli ideali progressisti e un forte attaccamento alle radici. La sua infanzia è divisa tra Che Guevara e i suoi dialoghi con Dio, di cui vorrebbe essere la prima profeta donna (perfetta e tenerissima sintesi della complessità del personaggio). Questa divisione, che la fa sentire "straniera ovunque e sola in Iran", non l'abbandonerà mai, rendendola una grande artista e il miglior ponte per capire l'altro e superare il conflitto di civiltà con la comprensione. La lente del personale e del quotidiano al servizio dell'universale. Marjane, con dolce sensibilità e rigore persino autolesionista, non ci (e si) risparmia niente. Dallo Scià alla rivoluzione islamica khomeinista passando per il massacro (armato dagli Stati Uniti, ricordate lo scandalo Iran-Contras e Rumsfeld a convegno con Saddam?) della guerra quasi decennale Iran-Iraq. Ci racconta dei suoi dolorosi distacchi, adolescente in Austria, universitaria ancora in Iran, donna e artista in Francia. Marjane ci ha (nuovamente) donato un gioiello cine- storico. Certo, aveva uno degli storyboard migliori della storia. Non solo del cinema.