Dodici anni dopo l’esordio con Zoran - Il mio nipote scemo il regista goriziano Matteo Oleotto – che nel frattempo si è prodigato molto tra film tv e serie tv, tra cui la recente Maschi veri – torna ad un lungometraggio per il cinema.

Lo fa con Ultimo schiaffo, presentato in Alice nella Città (Panorama Italia), sarà poi distribuito nelle sale da Tucker Film (ad inizio 2026), commedia con venature crime incentrata su due fratelli, la sfacciata e tosta Petra (Adalgisa Manfrida) e il dinoccolato, ingenuo Jure (Massimiliano Motta).

Vivono sottozero, in tutti i sensi, in una casa mobile ai bordi di un paesello di montagna, cercando di arrabattarsi come possono: il sogno, soprattutto per Petra, è fuggire via da tutto questo. Ma per farlo servono i soldi e, soprattutto, un colpo di fortuna: vuoi vedere che la scomparsa del cane Marlowe, con relativa “lauta ricompensa” in caso di ritrovamento, è il segno che stavano aspettando?

Adalgisa Manfrida in Ultimo schiaffo
Adalgisa Manfrida in Ultimo schiaffo

Adalgisa Manfrida in Ultimo schiaffo

Oleotto ritrova il gusto dell’ambientazione di provincia (il film è una coproduzione con la Slovenia, cosa altresì eloquente sia per l’utilizzo di personaggi di contorno che nei vari componenti della troupe) per realizzare questa sorta di controcanto natalizio girato nel villaggio minerario di Cave nel Predil in Friuli (e proprio la miniera diventa importante luogo narrativo del film, teatro nascosto di quei “power slap” clandestini che poi danno il titolo all’opera…): il bianco della neve e il nero dei fattacci di cronaca si mescolano in questa dark comedy dal tocco vagamente surreale, abitata da figure sui generis, come il parroco interpretato da Giuseppe Battiston o il nipote dell’anziana signora, la padrona del cane, interpretato dal sempre bravo Giovanni Ludeno (è il papà del giovane tennista nel Maestro di Andrea Di Stefano), qui appassionato di podcast true-crime e, quindi, giocoforza, subito in prima linea quando si ritroverà di fronte ad una morte tutt’altro che sospetta.

È giocando anche con questi topoi dei nostri tempi che il film di Oleotto porta avanti la “survival brotherood” di Petra e Jure – così lontani (nei modi), così vicini (nel sentimento) – seguendoli nell’escalation di peripezie che saranno costretti ad affrontare, tra scommesse illegali, case di cura (dove vanno a trovare la mamma che non ci sta più con la testa), amicizie canine, uova sode da sgraffignare, polpette e lasagne ai carciofi da divorare. Fino a quell’ultimo schiaffo da incassare per poter tornare a rivedere il mare.