Non è una novità, per Riccardo Milani, incentrare le sue commedie in territori “da difendere”. L’ultimo esempio, il più recente, è stato il fortunato Un mondo a parte, ambientato nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo.

Stavolta il regista torna invece in Sardegna (dopo il bellissimo doc su Gigi Riva, Nel nostro cielo un rombo di tuono) per raccontare la (vera) storia di un vecchio pastore, custode silenzioso di un tempo che sembra non esistere più.

Siamo su una lingua di costa ancora incontaminata nel sud della Sardegna, all’inizio del nuovo millennio: alla porta di Efisio Mulas (Giuseppe Ignazio Loi, vero pastore, attore per l’occasione) – sì, il nome del personaggio è lo stesso che fu di Tognazzi in Una questione d’onore di Luigi Zampa, e quello che poi fece “suo” Claudio De Pasqualis per l’immaginario attore sardo nel radiofonico Hollywood Party – bussano le sirene (il capocantiere palermitano interpretato da Aldo Baglio) di un potente gruppo immobiliare milanese (presieduto da Diego Abatantuono), deciso a trasformare quel paradiso naturale in un lussuoso resort 5 stelle.

Ma Efisio vive lì da sempre, tra il mare e i suoi animali, nel furriadroxiu dove è nato, e non è disposto ad accettare nessuna cifra (si parte da 150 milioni di lire per arrivare, anni dopo, a 12 milioni di euro): a mediare tra questi due mondi inconciliabili, o quantomeno a tentare di farlo, c’è la figlia Francesca (Virginia Raffaele), inizialmente divisa tra le lusinghe del cambiamento e il senso di appartenenza a quella terra.

La vita va così - @CLAUDIO IANNONE
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Ispirandosi alla vicenda di Ovidio Marras (che per anni ha combattuto a difesa di Capo Malfatano), Milani – che firma la sceneggiatura insieme a Michele Astori, sodalizio nato per Grazie ragazzi apre in Grand Public la XX edizione della Festa di Roma con La vita va così (dal 23 ottobre nelle sale, distribuito da Medusa e PiperFilm), commedia sociale, di resistenza: a ricordarci il titolo ci penseranno (più volte) anche i personaggi del film, che procede per iterazione lungo un decennio – lo scandire del tempo è affidato a passaggi epocali di quel periodo, dalla conversione in euro alla nomina di Papa Benedetto, con immancabile inserto dell’Italia campione del mondo (d’altronde quando ricapiterà più?) – e che, rispetto al già citato Un mondo a parte, offre meno in termini di risate (lì, quantomeno nella prima metà, l’intervallo d’ambientamento dell’insegnante forestiero regalava molto) prestando il fianco a momenti e situazioni che finiscono per ripetersi in maniera sin troppo ridondante.

La vita va così - @CLAUDIOIANNONE
La vita va così - @CLAUDIOIANNONE

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Dal cantiere che piano piano inizia a circondare l’abitazione di Efisio (con Aldo Baglio che ciclicamente rinnoverà l’offerta all’uomo per andarsene) ai compaesani tutti che arriveranno più volte in processione per tentare di convincerlo ad accettare in nome del bene della collettività (d’altronde con il turismo aumenterebbero i posti di lavoro e gli affari di piccoli esercizi che piangono miseria), La vita va così mette di fronte le istanze di chi intravede nel futuro il sogno di nuove opportunità (gli stessi che magari poi anni dopo si lamenteranno per l’overtourism…) e di chi non arretra di un millimetro per non svendere la propria identità, forte del valore delle sue scelte e della memoria di chi è venuto prima di lui.

Il problema è che nel film tutto, troppo (le quasi due ore di durata sono francamente eccessive) è affidato alle parole, alle declamazioni (un paio di scene madri con la Raffaele urlante – che dal dialetto marsicano del film precedente ora è passata alle tonalità sarde – sono al limite del temibile), a spiegoni verbosi, a monologhi – come quelli di Abatantuono affacciato dal grattacielo milanese… – che appesantiscono oltremodo una struttura di per sé non solidissima. E neanche le due apparizioni della giudice Geppi Cucciari – altro personaggio vittima di “frasifattismo” – serviranno a sollevare la situazione.

D’altronde non è detto che le cose possano sempre riuscire per il meglio, la vita va così, anche al cinema.