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La piccola Amélie
“Un nulla che occupa spazio”, “un ortaggio”. Immobile, e onnipotente. Probabilmente è questa la sensazione che prova ogni essere umano nei suoi primi giorni di vita. La stessa che prova La piccola Amélie, narratrice in soggettiva di questo bel film d’animazione diretto da Mailys Vallade e Liane-Cho Han, tratto dal bestseller Metafisica dei tubi di Amélie Nothomb (Voland Edizioni), testo che a sua volta era un’autobiografia sui generis della scrittrice belga, nata nel 1967 a Kobe, in Giappone, da genitori diplomatici.
Ecco dunque che l’opera d’esordio come sceneggiatori e registi di Mailys Vallade e Liane-Cho Han (entrambi con un lungo lavoro di animatori alle spalle) mantiene accesa la fiamma di questo magico viaggio nella dimensione della prima infanzia, restituendone i vividi colori delle scoperte e l’inafferrabile sensazione relativa ai misteri più profondi che, giocoforza, accompagnano un’intera esistenza.
Il morso scatenante, quello che compiuti i due anni la apre definitivamente al mondo (di fatto svegliandola da quella “venerata” apatia) è quello ad una tavoletta di cioccolato bianco che le porta la nonna dal Belgio: la curiosità di Amélie nei confronti della vita esplode, il film ne asseconda in maniera caleidoscopica le innumerevoli emozioni, ne attende – proprio come i genitori e i due fratellini più grandi – la prima parola, la segue poeticamente tra le meraviglie e le insidie di quel bellissimo giardino antistante la casa.


La piccola Amélie
Centrale diventa poco a poco il rapporto tra la bimba e Nishio-san, la giovane tata: è attraverso questo legame, unico e profondo, che tale fiaba di (prima) formazione, sarcastica e a suo modo irriverente, riesce a insidiarsi al di qua dello sguardo (che è di per sé “una scelta, dato che soffermarsi su qualcosa di determinato comporta un’esclusione, un rifiuto”. E “vivere vuol dire rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell'orifizio di un lavandino”…), senza ricorrere a facili didascalismi (l’anziana padrona di casa giapponese che non gradisce che la bambina, per lei “straniera”, venga coinvolta nei tradizionali rituali locali), esaltando con delicata naturalezza la magia nascosta dei gesti più semplici. E ragionando sul senso profondo del doversi muovere tra due mondi (quello d’origine, quello di crescita), facendo i conti non solo con le scoperte più elettrizzanti, ma anche con il dolore (la morte), con le ferite che possono essere lasciate da qualsiasi esperienza sulle cose. Proprio perché, appunto, solamente nei tubi le cose passano senza lasciare tracce.
Candidato come miglior film d’animazione ai Golden Globe 2026 (quasi certamente in cinquina ai prossimi Oscar) e agli EFA (sia come miglior film che come miglior film d’animazione), La piccola Amélie ha vinto il premio del pubblico all’Annecy International Film Festival, il premio per il miglior film europeo al San Sebastián Film Festival, è stato presentato al Festival di Cannes, ha ottenuto una menzione speciale ad Alice nella Città e sarà distribuito dall’1 gennaio in Italia da Lucky Red.
