“Gli uomini e le donne non parlano la stessa lingua. È una questione legata al desiderio. Desideriamo le stesse cose, ma il modo in cui possiamo esprimerlo è diverso. Per chi abita un corpo femminile c’è meno spazio di manovra e talvolta ci sono anche delle conseguenze brutte“. Così la regista Laura Samani che oggi a Venezia 82 ha presentato nella sezione Orizzonti il suo secondo lungometraggio, dopo Piccolo Corpo (2021), dal titolo Un anno di scuola, nelle sale in primavera con Lucky Red.

Tratto dall’omonimo libro di Giani Stuparich (edizioni Quodlibet) e scritto a quattro mani dalla stessa regista insieme a Elisa Dondi, il film racconta la storia di Fred (Stella Wendick), una diciottenne svedese, esuberante e coraggiosa, che arriva a Trieste per frequentare l’ultimo anno in un Istituto Tecnico. Unica ragazza in un gruppo classe di soli maschi catalizza l’attenzione di tutti e in particolare quella di tre amici (interpretati da Giacomo Covi, Pietro Giustolisi e Samuel Volturno). Il suo ingresso nella comitiva metterà comunque a dura prova la loro amicizia.

“Più che autobiografico è meta narrativo questo film- racconta la regista-. Ho scelto di ambientarlo nel 2007 al liceo Dante di Trieste, a differenza del romanzo, perché era quello che avevo frequentato io in quegli anni e dove mi sono diplomata. Lego quell’epoca alla mia adolescenza. Avevamo dei sogni luminosi di un Europa forse diversa di oggi”.

Laura Samani
Laura Samani

Laura Samani

E Elisa Dondi aggiunge: “Nel libro viene fuori questo femminile misterioso. Abbiamo cercato di giocare sul mistero di questo esotismo culturale. ‘Da tre divennero quattro’ è una frase che abbiamo estrapolato dal libro e che è divenuta poi un po’ il cuore del film”. E sull’idea di questo secondo lungometraggio la regista racconta: “Ho avuto l’occasione di rileggere questo libro durante il primo lockdown. Non avevo neanche finito di girare Piccolo Corpo e avevo già deciso di voler fare un altro film. Piccolo Corpo per me è stato un film molto doloroso, avevo bisogno di lievità e il modo migliore per farlo è stato lavorare con degli adolescenti. Sicuramente anche questo mio secondo film si interroga sul tema dell’identità”.

Infine la giovane protagonista Stella Wendick racconta: “Io e Laura abbiamo parlato tanto del carattere del personaggio di Fred. Io e Fred siamo molto simili, ma lei è una versione ancora più accentuata di me. Anche io dalla Svezia mi sono dovuta trasferire in Italia e ho dovuto imparare una lingua nuova. C’è anche il grande tema femminista in questo film, e ovviamente quello dell’identità: gli anni dell’adolescenza sono molto fragili e spesso ci si vuole a tutti i costi affiliare al gruppo”.