C’è una canzone che ricorre almeno due volte, in due momenti chiave, nell’ultimo film di Mario Martone, Fuori: è Memories di Robert Wyatt, nella versione che il pioniere della scena di Canterbury incise nel 1974, solo qualche tempo dopo il drammatico incidente che lo rese paraplegico, segnando al contempo l’inizio di una nuova fase non solo umana, ma artistica. Proprio come accadde a Goliarda Sapienza, figura al centro del racconto, dopo l’esperienza carceraria. In fondo è proprio questo lo spunto su cui poggia il soggetto di Ippolita di Majo (che come d’abitudine firma anche lo script insieme a Martone), il cambiamento prospettico all’indomani del breve periodo trascorso a Rebibbia dalla scrittrice, esperienza di rinascita soprattutto grazie all’incontro con alcune detenute.

Non un biopic come siamo convenzionalmente abituati ad intendere, piuttosto il tentativo di far dialogare quel presente (i primi anni ’80) dentro un passato e un futuro che (in maniera liberissima) prendono forma sì dalle pagine della stessa Sapienza (L'università di Rebibbia e Le certezze del dubbio) ma che incominciano a vivere di un’altra vita, quella sospesa tra i ricordi e la proiezione di un rapporto dissonante e irregolare, vitalissimo e incomprensibile per la realtà circostante (“I’ve got to choose between tomorrow / And yesterday / I can’t stop to think about / My life, here today”, canta del resto Wyatt...).

Un procedimento, se si vuole, che cinematograficamente riporta alla mente anche L’amore molesto, che Martone “tradusse” per lo schermo partendo dal romanzo di Elena Ferrante e che proprio 30 anni fa (era il 1995) arrivava nelle sale. Entrambi i film saranno ospitati al Lecco Film Fest, la sera del 4 luglio e la mattina del giorno seguente, per celebrare insieme allo stesso regista, già Premio Bresson nel 2023, questo significativo trentennale.

Silvio Soldini @Rocco Soldini
Silvio Soldini @Rocco Soldini

Silvio Soldini @Rocco Soldini

È un altro tuffo nel passato quello che compie Silvio Soldini con Le assaggiatrici, altro film di matrice letteraria (dal fortunato romanzo omonimo di Rosella Postorino, premio Campiello), a sua volta ispirato alla vera storia di Margot Wölk, che il regista milanese presenta in Piazza Garibaldi la sera del 3 luglio: si ritorna nella Germania nazista del 1943, in pieno conflitto mondiale, si segue la storia della giovane Rosa, che fugge dai bombardamenti di Berlino e raggiunge un piccolo paese isolato, vicino al confine orientale.

All’interno della foresta con cui confina il villaggio si nasconde il quartier generale di Hitler, la Tana del Lupo. Qualche giorno dopo Rosa viene prelevata dalla sua abitazione: insieme ad altre giovani donne tedesche è costretta, ogni giorno, ad assaggiare i cibi cucinati per il Führer, che vede nemici dappertutto e teme di essere avvelenato. Quelle donne diventano così soldatesse senza divisa costrette a combattere un altro tipo di guerra rispetto a quella tradizionale: “Mentre fuori infuria la vicenda storica il film racconta la guerra stando accanto alle donne, vittime della ‘guerra degli uomini’.

Questo non è solo un film ambientato in un altro tempo, che ci porta anche a riflettere sulle dinamiche oppressive passate e attuali, e sui devastanti effetti della guerra. È anche un film - dice Soldini - sugli istinti e le pulsioni umane, sulla tensione tra i bisogni primari di ognuno di noi e quelli secondari, condizionati dall’ambiente, dalla cultura e dal potere”.

Andrea Pallaoro - Foto Karen Di Paola
Andrea Pallaoro - Foto Karen Di Paola
Andrea Pallaoro - Foto Karen Di Paola

Bisogna invece tornare al 2013 per rintracciare l’esordio di Andrea Pallaoro, regista classe 1982 che con Medeas arrivò agli Orizzonti veneziani (festival dove ha poi portato in gara Hannah e Monica) ma non trovò mai la distribuzione in sala: venerdì 4 luglio appuntamento al Nuovo Cinema Aquilone per la proiezione del film e poco più tardi incontro con Pallaoro in Piazza XX Settembre.

Lo stesso giorno ci sarà anche La bella estate (2023) di Laura Luchetti, che sempre in piazza poi riceverà il Premio Lucia. Spazio anche ai documentari: Sconosciuti puri di Valentina Cicogna e Mattia Colombo e Figli di Haiti di Alessandro Galassi, progetto realizzato su iniziativa della Fondazione Avvenire. Appuntamento sabato 5, alle ore 21, invece per L’origine del mondo, opera prima di Rossella Inglese (Premio Lucia per la regista esordiente), che presenterà il film in Piazza Garibaldi insieme all’attrice protagonista Giorgia Faraoni. Altra opera d’esordio ospitata dal Festival è Nero di Giovanni Esposito, “una storia aspra che parla di miracoli e riscopre il realismo magico (anzi, mistico)” - dalla recensione di Lorenzo Ciofani sul nostro sito - con l’attore/regista che domenica 6 luglio accompagnerà la proiezione in sala insieme all’attrice Susy Del Giudice e sarà poi protagonista di un Cinematografo Incontra in piazza.

Federica Luna Vincenti
Federica Luna Vincenti

Federica Luna Vincenti

(Filippo Nativo)

La stessa sera, come evento conclusivo di questa edizione, l’anteprima italiana di Le città di pianura di Francesco Sossai, che arriva a Lecco dopo l’ottima premiere avuta in Un Certain Regard a Cannes. Insieme al regista in Piazza Garibaldi anche Filippo Scotti, tra i protagonisti del film, e la produttrice di VivoFilm Marta Donzelli, che riceverà il Premio Lucia. L’altro Premio Lucia di quest’anno, come già indicato nelle pagine precedenti, sarà consegnato all’attrice Barbara Chichiarelli, che nel pomeriggio di domenica sarà protagonista di Cinematografo Incontra.

Format che vedrà alternarsi in Piazza XX Settembre, oltre ai già citati, l’attrice Ottavia Piccolo e l’attrice/produttrice Federica Luna Vincenti (entrambe giovedì 3 luglio), mentre nella giornata di sabato 5 l’attrice/scrittrice Nicoletta Romanoff - che parlerà del suo libro Come il tralcio alla vite. La sfida di rimanere in cammino con Dio (Rizzoli) - e il musicista, compositore e scrittore italiano, co-fondatore e tastierista dei Subsonica, Davide "Boosta" Di Leo.