“Viviamo in tempi memorabili, ma di cui non vorrei avere memoria. Siamo bombardati da immagini devastanti, come quelle che provengono da Gaza o dall'Ucraina; subiamo un delirio di onnipotenza da parte dei potenti e si va verso una condizione di singolarità, non di comunità. Se ognuno si aprisse a dei piccolissimi sacrifici verso l’altro, molte cose migliorerebbero”.

Nel quarto e ultimo giorno del Lecco Film Fest 2025 arriva in riva al lago Giovanni Esposito, attore partenopeo, che ha presentato al numeroso pubblico accorso al Nuovo Cinema Aquilino Nero la sua prima regia: "È una storia d’amore tra due fratelli, ma anche una dedica al Litorale Domitio, tra Napoli e Caserta", spiega il cineasta. "Si tratta di un posto particolarissimo: negli anni Cinquanta era meta di villeggiatura dei ricchi, poi, col tempo, è andato sempre più degradandosi, complice anche il terremoto dell’Irpinia del 1980."

Oggi quel tratto di costa, così ricco di risorse ha assunto un aspetto desolante: "Quel mare ora non fa più miracoli, ci puoi solo sciacquare qualche pensiero. Ma è diventato un luogo di accoglienza per migranti, quindi conserva qualche speranza per gli ultimi della terra."

Proprio Napoli è da sempre l’epicentro della sua ricerca artistica: “Ho iniziato nella parrocchia del quartiere Miano: facevo degli spettacolini per racimolare qualche soldo. Mio padre, stranamente, mi ha incoraggiato a sfruttare questo talento e ad abbandonare l’università. E mia madre gli dava anche ragione. Io, invece, volevo insegnare religione: ho sostenuto diciotto esami di Scienze delle Religioni mentre, in contemporanea, studiavo informatica. Non pensavo neanche che l’attore potesse essere un mestiere".

Dalla parrocchia a Polvere di Napoli, film di Antonio Capuano in cui Esposito ha recitato nel 1998, il passo non è stato poi così tortuoso: "Stiamo parlando di un grande maestro, ma è un uomo senza filtri, difficilissimo da affrontare. Quando feci il provino per il film, mi fece trovare sdraiato sul divano con una maglietta falsa, riempiendo di insulti Capuano – che era lui stesso – poi mi fece entrare in una stanza vuota e mi disse di aspettare il regista che stava arrivando."

Ma gli aneddoti spassosi sul regista partenopeo non finiscono qui:

"Un giorno, durante la lettura del copione, si assentò e tornò dopo tanto tempo tutto bagnato, con un asciugamano addosso: era andato a farsi il bagno a mare."

Co-sceneggiatore del film fu all'epoca un giovane Paolo Sorrentino, coetaneo di Esposito: “Ho recitato nel suo primo cortometraggio (L’amore non ha confini, ndr): già lì si intuiva del genio. Poi abbiamo lavorato insieme in Loro. Quando l’ho visto la prima volta, è come se mi fosse caduta addosso una cabina armadio piena di vestiti bellissimi”.

Giovanni Esposito
Giovanni Esposito

Giovanni Esposito

(Stefano Micozzi)

Pessimi, invece, i ricordi rimasti dal set di To Rome with Love: “Lavorare con Woody Allen è stata l’esperienza più brutta della mia vita. All’inizio volevano pagarmi pochissimo. In più non sapevo l’inglese. Lui mi volle incontrare il primo giorno di riprese. Quando lo incontrai, era sdraiato sul divano, depressissimo, parlava a voce bassissima. Mi disse che la scena era stata scritta in modo pessimo, ma l’aveva scritta lui; quindi, mi chiese di inventarmi qualcosa per il finale, perché era tremendo. Ho pensato che fosse peggio che lavorare nelle fiction italiane”.

Per sua fortuna, però, il suo sodalizio con Hollywood non è ancora finito, ma rimane top secret: “Il prossimo film che ho realizzato con una produzione americana mi vede nel cast con George Clooney e Adam Sandler, ma non posso rivelare nulla”.

Quella di Esposito è sempre stata una carriera votata alla commedia, anche se, come precisa lui stesso: "È sempre molto più difficile far ridere che incarnare un personaggio drammatico. La comicità è un mistero di formule chimiche e fisiche insieme, che rimane sempre imponderabile." Ma avverte: "Si può ridere di tutto, ma bisogna usare un pizzico di attenzione: bisogna essere corretti e non strafare. La risata deve portare qualcosa, non distruggere."

Accanto alle guerre che stanno insanguinando attualmente il mondo, il regista ha voluto fare luce su "un dramma di cui si parla poco, perché i giornali sono impegnati a fare propaganda con il caso Kaufmann, unendo due cose inconciliabili: l’omicidio di due persone con la truffa ai danni dello Stato per il finanziamento pubblico dato a un film mai girato. Vorrebbero buttare a mare tutto quello che di buono fa il cinema italiano. Ci sono tante maestranze, tanti professionisti eccellenti che stanno cambiando lavoro perché non riescono più a lavorare sul set."

Ma i problemi strutturali del nostro cinema non finiscono qui: Esposito ha voluto sottolineare anche quelli che coinvolgono il comparto distributivo: "Molti film non riescono nemmeno a uscire in sala, perché magari non hanno un cast abbastanza famoso. È necessario, invece, che le distribuzioni facciano circolare anche i film più piccoli e smettano di imporre quali film distribuire e quali no. Bisogna lasciare scegliere al pubblico”.