PHOTO
Barbara Chichiarelli
“In questo momento il nostro cinema tende a guardare al passato. E allora perché non riscoprire le donne straordinarie della nostra storia?” dice Barbara Chichiarelli, che il Lecco Film Fest omaggia con il Premio Lucia. Riconoscimento che celebra una presenza conturbante capace di sparigliare a ogni apparizione, che dal teatro è approdata al grande schermo lasciando il segno in ruoli spesso laterali ma sempre incisivi, fino alla recente consacrazione con il ruolo di Margherita Sarfatti nella serie M. Il figlio del secolo.
“Il regista Joe Wright mi ha chiesto di non fare un’operazione mimetica – spiega l’attrice in dialogo con Valerio Sammarco – e così mi sono avvicinata al personaggio attraverso una mia amica, curatrice d’arte. Non solo: ho letto anche Dux, il suo libro che ha venduto milioni di copie nel mondo. Di solito Sarfatti è raccontata sempre in funzione di Mussolini. Certo, si amavano fortemente: il loro carteggio è sorprendente, rivela due figure irriconoscibili rispetto alla narrazione comune. Però il punto è un altro”.
Cioè? “Sono contenta di dirmi antifascista, questo paese non ha mai fatto una riflessione profonda su quel periodo. Da attrice devo chiedermi come sia stato possibile che una donna così colta abbia preso una tale cantonata. La realtà è che noi donne siamo state sempre costrette a lavorare nell’ombra. E lei, da grande maliarda, ha perseguito un obiettivo puntando sull’uomo sbagliato”.
Il ruolo in M. è la punta di diamante di un percorso iniziato da giovanissima e non privo di difficoltà (“Ho lavorato nei bar e nei pub fino a pochi anni fa”) prima in teatro (ha vinto il Premio UBU 2016 come miglior under 35 per Santa Estasi. Atridi: otto ritratti di famiglia di Antonio Latella), poi nella serialità (è stata la sorella di Spadino in Suburra, dal 2017) e infine al cinema grazie ai fratelli d’Innocenzo, che l’hanno voluta nell’umanità nera di Favolacce (2020). “È stato un colpo di fulmine, un film in linea con il mio gusto da spettatrice e da attrice. Sul set sembrava di essere a teatro, c’era sempre un religioso silenzioso. Loro adottano questo meccanismo ricorrente che ti folgora con un colpo di scena dopo averti respinto per tutta la storia”.
La sua madre inetta e distratta è talmente dirompente (indimenticabile lo sguardo che precede il momento di massima tensione) da valerle il Ciak d’Oro, la candidatura ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento (che comunque le hanno assegnato il Premio Graziella Bonacchi, dedicato alle emergenti). Un saggio di bravura che è un po’ una sintesi della sua visione professionale: “Recentemente ho fatto un piccolo laboratorio partendo da Bette Davis in Eva contro Eva, un’interpretazione che con pochi sguardi ha la capacità di raccontare il mondo. Dobbiamo aspirare a raccontare emozioni e pensieri attraverso il nostro corpo”.


Barbara Chichiarelli in The Good Mothers - Ⓒ 2022_ Wildside s.r.l. – House productions LTD - ph.Claudio Iannone
Attivissima, Chichiarelli ha lasciato il segno anche con la procuratrice antimafia di The Good Mothers, miniserie del 2023 ispirata alla sparizione di Lea Garofalo. Il suo personaggio è ispirato alla magistrata Alessandra Cerreti, che ha coordinato l’inchiesta Hydra sulla ‘ndrangheta: “L’ho conosciuta, una donna straordinaria che è stata ostracizzata per le sue indagini sull’alleanza tra le varie criminalità organizzate nel territorio milanese. E grazie a lei ho conosciuto le storie assurde di donne che nel meridione continuano a essere sottomesse”.
E al cinema l’abbiamo appena vista nei panni di un’altra figura materna non convenzionale in Come gocce d’acqua di Stefano Chiantini: “Quel film somiglia al suo regista: delicato, umile, dolce. È affronta un tema a me molto caro: la necessità di prendersi cura del prossimo in quel passaggio in cui i genitori diventano figli dei propri figli”. Sempre in tournée – ha appena concluso quella di Tanti Sordi – Polvere di Alberto con la Compagnia Frosini / Timpano, omaggio all’attore in cui lei dà vita a Goffredo Fofi – guarda al futuro con entusiasmo: “Spero di fare una commedia nello stile dei Monty Python. E vorrei passare alla regia facendo la gavetta con i cortometraggi. È bello che quando decidi di fare qualcosa la vita ti dà una mano”. Con una consapevolezza: “Ancora non ci credo che mi pagano per fare questo lavoro”.