PHOTO
Filippo Scotti e Marta Donzelli con la Rivista del Cinematografo - Foto Stefano Micozzi
"Il cinema ha una funzione in questo paese se prende parte, e il lavoro che Marta Donzelli fa con la sua Vivo Film insieme a Gregorio Paonessa non è quello di trattare il cinema come un prodotto, ma di lavorare su un film che abbia qualcosa da dire, a volte con scelte coraggiose, impegnative, anche dal punto di vista economico. Ecco, abbiamo bisogno di persone così nel mondo del cinema, persone capaci di scegliere, produrre delle opere che hanno il coraggio di dire qualcosa".
Così mons. Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, ha introdotto ieri sera all'evento conclusivo della VI edizione del Lecco Film Fest la produttrice Marta Donzelli - che ha ricevuto il Premio Lucia - e l'attore Filippo Scotti per l'anteprima nazionale di Le città di pianura, film di Francesco Sossai, già ospitato dal Festival di Cannes in Un Certain Regard e da fine settembre previsto nelle sale italiane distribuito da Lucky Red.
"Sono molto onorata, e felice, per questo premio", dice Marta Donzelli, che aggiunge: "Condivido questo momento con persone che conosco da molti anni. Si fanno dei percorsi, delle tappe nella vita, ed è bello ritrovarsi con le persone che magari ti hanno sostenuto dall'inizio e hanno saputo riconoscere il tuo lavoro, magari in momenti in cui era meno scontato farlo. La Vivo Film è nata ormai 21 anni fa, con Gregorio (Paonessa, ndr), che è anche mio marito, l'abbiamo fondata insieme: ognuno dei due non veniva dal mondo del cinema e quindi si può dire che forse siamo stati un po' incoscienti, anche un po' pazzi forse, ma credo che questo essere degli outsider all'inizio ci abbia anche favorito in un certo modo, lasciandoci grande libertà e la possibilità di caratterizzarci".


Marta Donzelli con Marco Campanari, Presidente di Confindustria Lecco Sondio - Foto Stefano Micozzi
Ma non è stato tutto rose e fiori: "Assolutamente no, ovvio, ci siamo anche fatti male, abbiamo fatto i nostri errori, dati dall'inesperienza, però questa libertà abbiamo provato a coltivarla e ancora oggi, che naturalmente siamo un po' cresciuti anche come società, pur rimanendo medio-piccoli, indipendenti, continuiamo a difendere la curiosità e l'idea che per fare questo lavoro occorre tentare di non ripetersi, di esplorare sempre nuove strade, di realizzare prototipi piuttosto che repliche".
Marta Donzelli racconta anche un simpatico aneddoto relativo alla scelta del nome della casa di produzione: "Gregorio spesso dice che dovremmo chiamarci Sopravvivo Film, altre volte aggiunge Sopravvivo A Stento Film", dice ridendo, e poi svela: "In realtà il suggerimento iniziale ce lo diede un poeta danese, autore di una poesia che tradotta in inglese si intitola I'm Alive. Eravamo a cena con lui una sera in cui stavamo decidendo come chiamare la casa di produzione e lui ci ha dato questo suggerimento, 'chiamatela Vivo', ci ha detto. E da quel momento abbiamo provato a rimanere fedeli a quel nome. Quantomeno ci proviamo".
Per quanto riguarda Le città di pianura, opera seconda di Francesco Sossai (scritta insieme a Adriano Candiago), suggestivo e sorprendente on the road esistenziale girato e ambientato nelle province del Veneto, Filippo Scotti - che nel film interpreta Giulio, il giovane e timido studente universitario che dopo essersi imbattuto in Carlobianchi (Sergio Romano) e Doriano (Pierpaolo Capovilla), due spiantati cinquantenni ossessionati dall'eterno, ultimo bicchiere, imparerà a vedere la vita da una nuova, indimenticabile prospettiva: "Questo film mi è arrivato via mail. Inizio a leggerlo e non penso più a niente se non a seguire la storia e non appena mi chiedono se volessi incontrare Francesco (Sossai, ndr) non esito un secondo, certo che lo voglio incontrare. Ecco, incontro Francesco e nasce da subito una grande amicizia, cosa che dico con estrema sincerità e gioia. E questa amicizia nasce anche, e soprattutto, grazie a un libro che lo stesso Francesco mi ha lasciato dopo quel primo incontro, Sillabari di Goffredo Parise. Quel gesto, e quel libro, mi hanno raccontato tantissimo sia di Francesco sia dei luoghi, della differenza tra terra e territorio, tutti elementi che poi ovviamente si ritrovano nel film".


Filippo Scotti - Foto Stefano Micozzi
Come si ritrovano i risultati dei vari esercizi che insieme al regista e ai due interpreti Filippo Scotti ha fatto prima delle riprese: "Tra le tante cose che abbiamo fatto insieme, quella che mi porto ancora dietro e che credo valga non solo in ambito cinematografico, ma proprio umanamente in generale, è quella di tenere vivo un pensiero. Si tratta di entrare in scena pieni, non rimanere vuoti. E questo vale anche per le comparse, perché se magari, per sbaglio, lo spettatore finisce con lo sguardo in un angolo, sul fondo dell'inquadratura, ecco che anche una figura di contorno risultava piena, pensante, e non messa lì tanto per. E questo, ripeto, credo valga anche nella vita: perché a volte pensiamo di essere relegati sullo sfondo, pensando di non poter fare la differenza, e invece anche in quel caso bisogna essere pieni".
Il primo "incontro" di Marta Donzelli con Francesco Sossai è invece avvenuto in modo insolito: "L'ho conosciuto artisticamente grazie all'insistenza di mio marito, che una notte mi ha svegliato mentre dormivo per dirmi che dovevo assolutamente vedere Altri cannibali, che lui stava vedendo in quel momento. Gli ho detto 'ti prego dai, sto dormendo', poi i cannibali, lo volevo ammazzare...", racconta la produttrice ridendo. E invece dopo 10 minuti di visione: "Sono bastati quelli per capire che eravamo di fronte ad un autore con uno sguardo unico. Abbiamo deciso che dovevamo lavorare con lui, così abbiamo fatto in modo di conoscerci. E questo film, lo vedrete, ha la capacità di essere profondo ma anche di far ridere, di suggerire domande sul nostro tempo ma anche di intrattenere".