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2017 Carolyn Cole
(Cinematografo.it/Adnkronos) – "Viviamo in un mondo pieno di dinamite. Se vogliamo sopravvivere penso che sia urgente parlare della minaccia nucleare. Il film è un invito a decidere cosa fare di tutte queste armi nucleari. In che modo annientare il mondo possa essere una buona misura difensiva? Vorrei che un giorno sparissero".
A parlare è la regista e sceneggiatrice premio Oscar Kathryn Bigelow, in concorso all'82esima Mostra del Cinema di Venezia con A House of Dynamite, scritto dall'ex giornalista e sceneggiatore Noah Oppenheim: "Abbiamo iniziato a scrivere la sceneggiatura un paio di anni fa, ma la storia riflette la realtà del nostro mondo dall'inizio dell'era nucleare. Ci sono nove Paesi sulla Terra che dispongono di arsenali nucleari che potrebbero porre fine alla civiltà umana", riflette.


Ambientato in gran parte all'interno della Casa Bianca, il film - dall’8 ottobre nei cinema selezionati e dal 24 ottobre su Netflix - immagina lo scenario terrificante di un imminente attacco missilistico nucleare contro gli Stati Uniti da parte di un avversario sconosciuto, costringendo i leader militari e civili a prendere decisioni impossibili sotto una pressione temporale schiacciante per impedire un disastro totale. Rebecca Ferguson interpreta un alto funzionario della Casa Bianca incaricato di mantenere il governo in funzione mentre il panico dilaga, mentre Idris Elba interpreta il presidente degli Stati Uniti combattuto tra strategia e moralità. A loro si uniscono Gabriel Basso, Jared Harris, Tracy Letts, Anthony Ramos, Moses Ingram, Jonah Hauer-King, Greta Lee e Jason Clarke.


Il racconto è diviso in tre episodi, ciascuno offre un'angolazione diversa della vicenda. Quella di Elba è sull'isolamento: "Abbiamo realizzato una pressione molto realistica, come se fosse un documentario", racconta. Alla domanda 'cosa hai imparato da questo film?', l'attore risponde: "Che non potrei mai fare il politico, non riuscirei a prendere delle decisioni così pesanti".
Con A House of Dynamite "volevo realizzare un film che esplorasse la follia di un mondo che vive sotto l'ombra costante dell'annientamento, ma ne parla raramente", ma anche "su come si può pensare che le armi nucleari possano difendere il mondo", conclude Bigelow.