"La storia parla di depressione, ma anche dell’abilità di una donna nel combatterla tramite una connessione profonda con qualcun altro. I due protagonisti Elijia e Elizabeth cominciano, quasi per caso, ad essere veramente amici, sperimentando una vera connessione che regalerà loro un momento di verità”.

Laurent Slama porta ad Alice nella Città 2025 A Second Life la sua opera terza (le prime due Paris Is Us e Roaring 20’s sono firmate con lo pseudonimo bergmaniano Elisabeth Vogler) girata a Parigi durante le Olimpiadi del 2024.

Un film, come spiega lo stesso regista, “legato al presente, alla quotidianità delle nostre vite. Io voglio fare un cinema intimista, non spettacolare o bigger than life con il rischio di diventare insincero verso il pubblico”.

Da qui la scelta di inquadrare una giovane donna, affetta da spiacevolissime ipoacusie, che corre da una parte all’altra di Parigi per mantenere un lavoro squalificante e precario: “volevo affrontare il tema della depressione e dell’incomunicabilità con un personaggio coraggioso che lavora in un contesto malato, ed è disgustato da molte cose della società postcapitalistica”.

La protagonista Elizabeth, per farsi rinnovare il visto e rimanere in Francia, lavora nell’accoglienza di una catena di appartamenti: “Parigi è una città sfiancata e stressante, con molti problemi come il caro affitti. Stanno aumentando le disuguaglianze sempre di più: per un giovane può essere una molto violenza”.

La ragazza, infatti, che è un prodigio da autodidatta con l’intelligenza artificiale, infatti, è costretta a svolgere un lavoro sottopagato e sfiancante, reso ancora più spiacevole dal disturbo depressivo “non volevo creare una donna piacevole, ma una fragile, che ha messo un’enorme distanza tra lei il mondo” dice Slama che spiega così la scelta di farlo incarnare ad Agathe Rousselle: “quando l’ho incontrata, ho capito subito che sarebbe stata perfetta per il ruolo. Ho riscritto la sceneggiatura, che era già pronta, per lei: ha una recitazione molto fisica, che mi ha catturato ovviamente sin da Titane, non molto comune nel cinema francese. Quando le piazzi la cinepresa davanti sai che qualcosa succederà per forza”.

Cinema intimista sì, ma anche sociale. Ambientato per le strade parigine, girato in poco tempo e in economia di mezzi. Slama, però, non si lamenta: “Approfittando della cerimonia di apertura delle Olimpiadi, non avevamo molto tempo, molte scelte le ho fatte anche incoscientemente, io sono anche il direttore della fotografia del film non dovevo discuterne con i reparti, è stato tutto molto intuitivo. Amo stare vicino agli attori. Girare un film è fare una danza tutti insieme”.