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"Ho cercato di fare un romanzo di formazione pieno di dolore, ma che possa dare anche speranza, un senso di apertura alla vita e di empatia verso l’altro”.
La madrilena Lucía Alenar Iglesias, al debutto alla regia di un lungometraggio – “dirigere è una battaglia mentale quotidiana, è più facile abbandonare tutto che continuare” – , porta la sua Forastera ad Alice nella città 2025.
Coproduzione italo-ispano-svedese per un’opera prima che prende le mosse dall’omonimo cortometraggio della regista girato nel 2020. Il film, prima dell’approdo alla kermesse capitolina, è già transitato a Toronto 2025 (sezione Discovery) e al Punto de encuentro del festival di Valladolid.
Al centro della storia le vacanze estive a Maiorca dell’adolescente Cata, sconvolte dalla morte improvvisa della nonna, di cui è l’unica testimone. Tra amori estivi e attriti con la sorella e la madre, la ragazza inconsapevolmente inizia a sostituire la donna morta, trovando sempre più complicità e apprezzamento con il nonno vedovo.
"Quando mia nonna morì ebbi la strana percezione che qualcuno in famiglia mi avesse dato mandato di sostituirla. Ma non è un’autobiografia. – precisa la cineasta - Volevo indagare come una strana presenza familiare morta persista in un contesto in cui una giovane donna cerca riferimenti e modelli femminili per crescere”. Al centro della cinepresa c’è la spagnola Zoe Stein, altra debuttante, che incarna “una giovane donna che vuole crescere e identificarsi, ma vive in un contesto veramente limitato, come se non potesse sfuggire da un ruolo che le è stato preassegnato”.


Per marcare anche visivamente questo doloroso transito, la regista si è premurata di filmare un mondo esterno che “fosse informato dal viaggio emozionale della sua protagonista. Ci sono dei piani visivi anche pittoreschi, quasi surreali in una citta come Maiorca che è veramente turistica. Nelle immagini cercavo un’atmosfera leggermente artificiosa, composita: penso per esempio alle scene del falò sulla spiaggia, alle suore che fumano, non sono elementi completamente realistici ma diventano parte del lavoro dell’attrice”.
Il formalismo di Iglesias traduce anche una tensione strutturale del film che spiega lei stessa: “il romanzo di formazione e il contesto estivo di Maiorca sono la cornice, la tela è rappresentata da come questa adolescente reagisce al dolore e capisce quanto sia infuso in lei di personaggi”.