Nella cornice della sesta edizione del Lecco Film Fest, dedicata al tema “Questi tempi memorabili”, ha trovato spazio uno degli appuntamenti più intensi del programma: la proiezione in anteprima di Figli di Haiti, docufilm firmato da Alessandro Galassi e prodotto con il sostegno di Avvenire. Un’opera breve ma densa, che evita le scorciatoie del sensazionalismo per restituire il volto dimenticato di una tragedia collettiva, quella di Haiti, attraverso uno sguardo paritario, condiviso, umano.

Dopo la proiezione, la sala si è trasformata in un’agorà critica. Insieme al regista, hanno dialogato mons. Davide Milani (Presidente Fondazione Ente dello Spettacolo), Alessandro Belloli (Direttore generale di Avvenire), la giornalista e inviata Lucia Capuzzi, lo scrittore e cooperante Roberto Codazzi. A moderare, Gian Luca Pisacane della Rivista del Cinematografo.

Il film nasce, ha spiegato Galassi, dalla volontà di Avvenire di “fare memoria di una delle guerre dimenticate” e smascherare l’ipocrisia della narrazione dominante su Haiti, spesso ridotta a luogo “corrotto e irredimibile”. Al contrario, Figli di Haiti si muove su un altro piano: racconta un luogo che ci riguarda, che ci interpella, che ci compromette. L’obiettivo, condiviso anche da Capuzzi e Codazzi, è “decolonizzare il pensiero”, restituendo alla tragedia haitiana la sua profondità storica e politica.

“Figli di Haiti lo siamo anche noi”, ha ricordato Capuzzi. Perché Haiti è la prima repubblica nera della storia, nata nel 1804 da una rivoluzione contro la schiavitù. Ma quella vittoria fu punita con un debito esorbitante imposto dalla Francia, una ferita mai risanata. “La povertà di Haiti non è un fatto naturale”, ha aggiunto, “ma il risultato diretto di precise responsabilità occidentali”.

Mons. Milani ha sottolineato il valore etico dell’operazione: “Non uno sguardo ideologico, ma uno sguardo alla pari”. Un modello da cui prendere esempio, ha detto, anche per le grandi istituzioni cattoliche impegnate nel mondo: “Non basta difendere interessi. Dobbiamo dar voce a chi non ce l’ha”.

Codazzi ha raccontato la sua lunga esperienza tra Haiti e la Repubblica Dominicana, evocando lo “shock antropologico” di una frontiera che separa due mondi e la condizione permanente di esclusione della diaspora haitiana, “gli ultimi degli ultimi” in ogni angolo delle Americhe.

Il dibattito si è concluso con l’appello di Debora Spadoni, direttrice comunicazione di Avvenire: il progetto Figli di Haiti continuerà per tutto l’anno sul giornale, online e in podcast. È stato lanciato anche un crowdfunding per sostenere l’istruzione di 12 bambini haitiani in orfanotrofio, costretti a vivere fuori dal Paese a causa della violenza diffusa.

Una memoria, questa, che non consola. Interroga. E chiama all’azione.