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The Master
L’algoritmo incarna oggi il desiderio umano di razionalizzare il mondo, offrendo strumenti sempre più potenti per misurare, prevedere e controllare la realtà. Promette ordine ed efficienza, alimentando il sogno di un mondo totalmente leggibile e controllabile. Ma in questa logica iper-razionale, resta ancora spazio per il mistero? Per il sacro?
Alcuni cineasti contemporanei – come Anderson, Malick e Scorsese – mettono in scena una tensione tra razionalizzazione del mondo e anelito spirituale di ogni uomo, tra desiderio di controllo e apertura alla trascendenza.
The Master di Paul Thomas Anderson (2012) è un dramma psicologico ambientato nell’America del secondo dopoguerra. Racconta la storia di Freddie Quell, un veterano segnato dal trauma che fatica a reintegrarsi nella società. L’incontro con Lancaster Dodd, carismatico fondatore di un movimento filosofico, dà avvio a una relazione intensa e ambigua. Dodd vende una dottrina che mira alla perfezione dell’uomo, visto come “fonte di tutto il creato, del bene e del male”. Ma Freddie, spirito irrequieto e resistente a ogni forma di controllo, sfugge a qualsiasi tentativo (tecnico) di redenzione.