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Tom Cruise (foto di Karen Di Paola)
Non il countdown, non il regolamento di conti, ma il calcolo, questo sì, finale. È morto un papa e se n’è fatto un altro, Gaza raccoglie gli appelli degli artisti e il ferro e il fuoco di Israele, Depardieu è stato condannato per aggressione sessuale, l’Ucraina ha trovato tre documentari per non farsi dimenticare, De Niro non le ha mandate a dire al “presidente filisteo” Donald Trump, e anche Tom Cruise, l’ultimo divo globale e multigenerazionale, ha dovuto farsene una ragione: la sua Mission: Impossible, segnatamente The Final Reckoning, è contemplare il mondo là fuori.
Tre anni dopo essersi fatto accompagnare in cielo dalle Frecce tricolori francesi per Top Gun: Maverick, Cruise torna sulla Croisette in formato blockbuster, forma smagliante e messaggio poco criptato: il qui e ora geopolitico è serio e a mettere l’uno contro l’altro gli stati aiuta – solo nella finzione? – l’Intelligenza Artificiale, invero più apocalittica che integrata.
C’è una canaglia nostalgia, ché le cose si capivano meglio, della Guerra Fredda, in The Final Reckoning, c’è un ritorno all’analogico, al modernariato tecnologico, ai biplani a motore, e Ethan Hunt sembra quasi apparentarsi a Indiana Jones, perché è nell’archeologia dello sguardo il futuro dell’umanità – o semplicemente le 62 primavere indulgono all’action-fiabesco, tanto che lo scomparso Luther chiosa: “Our lives are not defined by any one action. Our lives are the sum of our choices”.
Salvare il mondo, mai come oggi, appare missione impossibile, parimenti titolo cinematografico e take d’agenzia, all’unisono finzione e cronaca, sicché Ethan ci chiede la sospensione dell’incredulità: “I need you to trust me. One last time”.
PS: Per The Final Reckoning non c’è stata attività stampa a Cannes, Cruise ha fatto una gradita e non programmata incursione al Rendez vous col pubblico del suo prediletto regista Christopher McQuarrie, e nulla più: i giornalisti li ha incontrati o incontrerà a Londra, Giappone e Corea. Certo, è un’altra storia, è vero che parlano i film e pure i red carpet, ma ci sarebbe da dire. Anche dell’Intelligenza Umana.