(Cinematografo/Adnkronos) – "Gli ultimi vent’anni della vita di Roberto Rossellini, oltre che i meno conosciuti, sono stati estremamente affascinanti per la velocità con cui si è mosso, sia intellettualmente che fisicamente. E' stato in India, Francia, Stati Uniti, sempre con questa bulimia di voler conoscere e divulgare. Abbiamo voluto raccontarli". Ilaria De Laurentiis racconta così la nascita del documentario 'Roberto Rossellini - Più di una vita', presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione 'Progressive Cinema' e diretto dalla stessa De Laurentiis con Andrea Paolo Massara e Raffaele Brunetti.

Un affascinante viaggio nella psiche e nel mondo di un genio, costruito interamente su materiali d'archivio in gran parte inediti provenienti da archivi internazionali. Un film che offre un ritratto insolito del regista liberandolo da quei cliché che egli stesso rifuggiva, e dal quale emerge la figura di un artista rivoluzionario, irriverente e contraddittorio. "Rossellini si sentiva etichettato -dice Raffaele Brunetti- soffriva di questo suo essere visto solo come il re del neorealismo, il genio di 'Roma città aperta'. Era totalmente libero, contrario alle etichette e ai pregiudizi, abbiamo ritenuto che la seconda parte della vita fosse indispensabile per capirlo. Troviamo estremamente attuale il suo messaggio in quegli anni".

Nel film un doppio registro: da un lato le tracce pubbliche che ne ricostruiscono la presenza nella storia del cinema, dall'altro un tessuto di voci fuori campo, tratte da scritti originali, che ne rivelano l'intimità e la visione. Un 'controcanto' cui prestano il volto Sergio Castellitto, Kasia Smutniak nei panni di Ingrid Bergman, Isabella e Renzo Rossellini, Francois Truffaut, Tinto Brass e Vinicio Marchioni. "Quando l'ho visto sono rimasta incantata ma anche riconoscente che la voce di mio padre sia stata ritrovata – dice Isabella Rossellini -. Spesso si parla dei miei genitori, ma non riescono mai veramente a catturare la verità in loro".

Il documentario è realizzato al 100% con materiali d'archivio, una rarità. "È anche grazie agli archivi che recentemente sono arrivati al cinema e permettono di riconoscere l’arte del cinema come una grande arte – dice Isabella Rossellini – e noi di famiglia ci meritiamo i complimenti perché sono cinquant’anni che ci teniamo le letterine. A volte sono cose che vanno perse, o si vendono per pagare la bolletta del telefono, noi abbiamo tenuto tutto". E per rafforzare l'idea del valore degli archivi, la figlia di Roberto Rossellini svela un aneddoto: "Io da bambina non potevo vedere i film dei miei genitori, perché non c’erano. Aspettai i 15 anni e andai ad una sua retrospettiva, ma avevo paura di dirglielo. Quella sera si arrabbiò perché ero tornata in ritardo, e io confessai. Si commosse fino alle lacrime".

Nella pellicola, che sarà nelle sale il 3, 4 e 5 novembre, a prestare la voce ad Ingrid Bergman è l'attrice Kasia Smutniak. "Era un po' un rischio, avevo grande timore, perché come si fa a dare voce a un personaggio del genere -spiega l'attrice polacca- L’unica cosa che potevo fare era di non pensare di diventare lei ma di abbandonarmi al racconto". La possibilità "di doppiare un materiale sulle parole vere che loro si sono detti ha reso alla fine le cose meno difficili – aggiunge la Smutniak – c’è tanta verità, in questo documentario, e questa è la sua forza".
Rossellini "innovava ogni giorno, non riuscivano a stargli dietro -aggiunge il terzo dei tre registi del documentario, Andrea Paolo Massara- Questi vent’anni raccontano tutte le sue lotte, contro l’industria del cinema dell’epoca, con la Rai perché voleva più libertà e contro tutti coloro che lo davano per morto. Ecco, questo è un film di rinascita".