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Malavia
(Cinematografo/Adnkronos) – "Spesso vengono fatte delle critiche, anche da persone della politica importanti, rispetto alla difficoltà di certi film di incassare in sala. Ma ciò che non viene detto, e questo lo dico da produttore, è che oggi, rispetto al passato, i film vengono visti in tanti modi. Quindi, se il successo del film dipende dal numero di persone che lo vanno a vedere in sala, facciamo un errore madornale. Questo era vero negli Anni 60 e 70, quando ci andavano otto persone rispetto a una di oggi. Però non c'erano non c'erano altre forme per vedere i film". Così il regista e produttore Matteo Garrone commenta i tagli al fondo dedicato alle produzioni dell'audiovisivo in Italia, contenuti nella bozza della manovra, in occasione della presentazione alla Festa del Cinema di Roma di 'Malavia' di Nunzia De Stefano.
Oggi "ci sono tante piattaforme, che addirittura fanno vedere i film che escono in sala dopo poche settimane. Chiaramente, è molto più difficile, soprattutto per un autore che fa un film intimo, riuscire a portare le persone al cinema. È quasi un'avventura che ha del miracoloso. Però - dice ancora Garrone - se dovessimo fare veramente un lavoro serio, dovremmo vedere il film, quante persone lo vedono nelle varie piattaforme, quante sulla Rai e quante persone lo vedono on demand. Alla fine di tutto questo percorso, si vede se un film ha avuto successo oppure no". Per il produttore di 'Malavia' "è troppo facile dire che un film va male se viene visto poco in sala. Oggi tante persone ti dicono 'io il cinema ce l'ho a casa'". Allora "perché dobbiamo far credere alle persone che il cinema italiano non va bene perché non va bene in sala. Difendiamo di più le finestre. Diamo la possibilità a un film che viene visto in sala di essere visto poi sulle piattaforme dopo un anno, come succede in altri Paesi", conclude.
"'Malavia' è nato dalla necessità di conoscere il mondo dei giovani di oggi che è cambiato rispetto alla mia generazione. E poi per il fatto che sono mamma di un adolescente, come il protagonista di questo film. In comune hanno la passione per la musica rap, un mondo che ho conosciuto grazie a mio figlio. Da qui ho iniziato la mia indagine". A parlare è la regista Nunzia De Stefano. In arrivo nei primi mesi del 2026 con Fandango, 'Malavia' segue Sasà: uno scugnizzo di 13 anni della periferia di Napoli. Trascorre le giornate con i suoi due migliori amici, Cira e Nicolas, ascoltando musica rap. Cresciuto senza padre, vive da solo con la sua giovane madre Rusè, con la quale ha un legame molto profondo. "Oggi siamo un po' distratti nei confronti dei giovani, manca un po' quella che a Napoli chiamiamo 'carnalità' tra un genitore e un figlio. Ed è importante che le nuove generazioni vedano questo film", sottolinea la regista, che torna al cinema dopo il film d'esordio 'Nevia'.
Amante dell’hip hop e dotato di un grande talento musicale, Sasà aspira a diventare un rapper famoso per permettere alla madre una vita migliore. L’incontro con Yodi, noto rapper della old school partenopea, sembra dare slancio al suo sogno e lo porta a comporre il suo primo vero pezzo: un rap dedicato a Rusè. Tuttavia, lo scontro con la realtà cinica del mondo della musica e della strada, costringe Sasà ad abbandonare le proprie aspirazioni. Disilluso, cede alla criminalità pur di aiutare economicamente la madre, ritrovandosi a spacciare nel cortile della scuola. Quando viene scoperto, rischia di perdere tutto.
Divorato dal senso di colpa, dal dolore provocato a Rusè e dalla possibilità di essere portato in una casa-famiglia, Sasà sprofonda in una forte depressione da cui non sembra esserci via di uscita. Soltanto un nuovo incontro con Yodi riesce a far breccia nell’animo del ragazzino, facendogli ritrovare l’entusiasmo perduto con il quale affrontare il futuro, qualunque cosa accadrà. "Dobbiamo puntare sui giovani, ne hanno bisogno", riflette De Stefano, che sa bene quanto possa "essere difficile questa particolare fascia d’età, soprattutto ai giorni d’oggi. Un problema che ho riscontrato in ogni fascia sociale e culturale".
Per Garrone 'Malavia' - scritto da De Stefano con Giorgio Caruso - è un film che racconta "di un ragazzo con una passione e questo è già un grande traguardo perché uno dei problemi delle nuove generazioni è proprio l'apatia. Non so le ragioni, quello che so è che i ragazzi di oggi stanno crescendo in un'era digitale sono completamente diversi da noi, dal nostro mondo, e quindi è complesso riuscire a capirli. I social creano dei modelli che danno delle illusioni e ci sono delle conseguenze che spesso i ragazzi pagano senza avere la consapevolezza". E in questo contesto, 'Malavia' si fa portatore di "luce e speranza", dice Garrone, che spesso ha raccontato l'adolescenza nei suoi film. Lo ha fatto con 'Pinocchio' ("un ragazzo ingenuo che scopre la violenza del mondo circostante"), con 'Gomorra' ("dove c'è il tema dell'infanzia negata") e 'Io Capitano'.



