una spiegazione per tutto

Gábor Reisz (Ungheria/Slovacchia, 2023)
Tutto è politica, tutto è politico. Anche un esame di maturità, punto di partenza (e approdo) di un film magnifico e incalzante, complesso e magmatico, che fotografa l’Ungheria di Orbán e inquadra il destino di un continente unito per ambizione e diviso per vocazione. Con lo sguardo di chi sa elevare la cronaca a romanzo, Reisz si muove nel solco di Sieranevada e Vi presento Toni Erdmann, fa incrociare persone e destini, interroga le contraddizioni di un popolo, mette al centro la parola e le sue conseguenze, individua nell’istruzione il teatro dello scontro, nel giornalismo l’arma di lotta, nella famiglia lo spazio da cui emanciparsi. Incredibile la capacità di descrivere i conflitti radicati nella storia (ufficiale o revisionata) quanto nel quotidiano, strepitoso il dosaggio di commedia di costume, scannatoio familiare, teen drama, racconto morale.

Sesso sfortunato e follie porno

Radu Jude (Romania/Croazia/Repubblica Ceca/Lussemburgo, 2021)
Un’insegnante viene travolta dalla diffusione di un video hard: i genitori degli alunni chiedono le dimissioni, lei si rifiuta e resiste. Orso d’Oro, girato con le mascherine subito dopo il primo lockdown, è una satira feroce in cui lo sguardo iconoclasta di Jude legge la società rumena - e, di riflesso, l’Europa - attraverso il rapporto con l’osceno. E l’atto d’accusa trova nella satira lo strumento perfetto per setacciare il passato totalitario e le attuali derive revansciste dei paesi post-sovietici.

Sesso sfortunato e follie porno
Sesso sfortunato e follie porno

Sesso sfortunato e follie porno

(Silviu Ghetie/Micro Film)

Apples

Christos Nikou (Grecia/Polonia/Slovenia, 2020)
Una pandemia provoca un’amnesia improvvisa; un uomo dimenticato da tutti deve ricordarsi chi è. Né instant movie né parabola allegorica (ma le convergenze con il presente siano inquietanti), ma una distopia che sonda una tensione locale e si proietta nell’universale: le ingerenze del potere, la solitudine ai margini, il rapporto tra memoria e oblio.

Apples
Apples

Apples

(Christos Nikou/Bartosz Swiniarski)

Animali selvatici

Cristian Mungiu (Romania/Francia/Svezia, 2022)
Nel cuore della periferia trascurata dal centro (la Transilvania dove da sempre convivono rumeni, ungheresi e tedeschi), l’arrivo di tre o<CS8.5>perai dello Sri Lanka scatena timori e frustrazioni. Dice il regista: “In certe realtà, l’obbligo alla democrazia è un peso troppo grande. Ma le persone devono trovare valori comuni malgrado abitudini e opinioni diverse”. Manifesto di politica culturale.

Animali selvatici
Animali selvatici

Animali selvatici

Generazione Low Cost

Emmanuel Marre e Julie Lecoustre (Francia/Belgio, 2021)
Precari, instabili, irrequieti: che fare dei giovani nel vecchio continente? Se il lavoro uberizzato impedisce di immaginare il futuro e la società dimentica sogni e bisogni, tanto vale cogliere l’attimo (nello spirito millennial dell’Erasmus). La forma è sostanza, con le riprese con l’iPhone a testimoniare la centralità dello smartphone: il disincanto si rivela collettivo, ma si deve resistere al nichilismo: c’è ancora domani, nonostante tutto (Covid compreso).

Generazione Low Cost
Generazione Low Cost

Generazione Low Cost

As bestas

Rodrigo Sorogoyen (Spagna/Francia, 2022)
Nella Galizia rurale, coppia francese ecosostenibile si oppone al nuovo parco eolico: finisce nel mirino dei local bramosi di svoltare. Sorogoyen, che a 42 anni è già un maestro, trova nel thriller lo spazio allegorico dove esplorare la violenza e spiegare la xenofobia: apologo inesorabile sul lato oscuro (e trasversale) del continente.

As bestas
As bestas

As bestas

Triangle of Sadness

Ruben Östlund (Svezia/Germania/Francia/GB, 2022)
Il capitalismo luccica ma puzza, la lotta di classe non è più quella di una volta e il liberismo non ha i giorni contati. Tra Lina Wertmüller e Parasite, cronaca grottesca di quanto la forbice tra élite e popolo sia sempre più ampia (Happy End). E il potere, che sia immagine (influencer e modelli) o sostanza (trafficanti d’armi e oligarchi russi), si salva sempre (più o meno). Ma forse niente chiede più salvezza.

Triangle of Sadness
Triangle of Sadness

Triangle of Sadness

(Sina Ostlund/Plattform Produktion)

La sala professori

İlker Çatak (Germania, 2023)
Una serie di piccoli furti mette in crisi l’equilibrio (o presunto tale) di una scuola d’eccellenza. Nel Paese dal passato più traumatico, un dramma in cui il sistema educativo si fa metafora delle tensione dell’intera Unione Europea: i nazionalismi dilaganti, l’uso politico della paura, la crisi delle autorità, i contraccolpi dell’integrazione.

La sala professori © ifProductions / Judith Kaufmann
La sala professori © ifProductions / Judith Kaufmann

La sala professori  © ifProductions / Judith Kaufmann