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La scuola
“Oggi farei di corsa un altro film sulla scuola. Ma, pur avendoci pensato tante volte, non me ne è mai venuto in mente uno con la stessa struttura narrativa così fresca e originale. Di fatto questo rimane un unicum”. Così Daniele Luchetti che oggi presenta in anteprima assoluta, come evento di preapertura della 23esima edizione di Alice nella Città, la versione restaurata, realizzata da Mediaset Infinity, del suo film La scuola.
A trent’anni dall’uscita nelle sale il suo lungometraggio è ancora attualissimo e sarà disponibile in streaming su Mediaset Infinity a partire dal 16 ottobre. Un ritratto ironico e amaro sul mondo della scuola italiana degli anni ’90, che raccontava il difficile rapporto tra professori e studenti, attraverso le voci di un corpo docente disilluso e appassionato al tempo stesso. Protagonista un cast corale composto da Silvio Orlando, Anna Galiena e Fabrizio Bentivoglio. Luchetti metteva in luce i conflitti generazionali, le fragilità e le contraddizioni di un sistema scolastico in crisi, dando vita a un racconto lucido e partecipe che parlava a un pubblico vastissimo e che ancora oggi, nell’epoca post Covid, ci parla.


Daniele Luchetti
(Antonio Faccilongo)“Dentro quel film ci sono tante intuizioni, era recitato benissimo, e poi la scuola è un’istituzione che è sempre uguale. Per qualche decennio al centro c’è stata la politica. Oggi c’è la tecnologia. Sono cambiati gli strati superficiali, ma la parte profonda è sempre la stessa e ha a che fare con culture e ormoni adolescenziali che si scontrano: da una parte le incoscienze, il disperdersi e perdersi degli adolescenti e dall’altra i professori che sono inchiodati a un sistema gerarchico e ministeriale”.
E sui ragazzi di oggi: “Il mio film finisce con un richiamo all’attenzione. Oggi i ragazzi sono ancora più disattenti. Ma già trent’anni fa erano distratti gli studenti. E non c’era bisogno di avere i telefonini. Ogni decennio usa alcune parole d’ordine che riducono gli studenti a un cliché”.
Da insegnante di regia al Centro Sperimentale di Cinematografia racconta: “Non è la stessa cosa insegnare lì piuttosto che al liceo. La grande differenza è che al CSC i ragazzi ci vanno perché sono motivati e lo hanno scelto e non perché sono obbligati. Già questo cambia tutto. Ma c’è un atteggiamento comune: lo studente ha comunque bisogno di imparare sfracellandosi. E poi l’elemento vitale tra gli studenti è sempre superiore a quello della classe docente. Mi vedo, mi rispecchio e scopro delle cose di me in loro. Tre me e loro sono io quello che ha più da imparare”.


Tratto dai romanzi di Domenico Starnone, Sottobanco, Ex-cattedra e Fuori Registro, La scuola venne accolto calorosamente dalla critica e dal pubblico divenendo uno dei film simbolo di quella stagione cinematografica del 1995 e vincendo il David di Donatello come Miglior Film. “La scuola è in crisi e allo stesso tempo è forte in tutto il mondo- prosegue Luchetti-. Stare costretti in uno stesso posto, confrontarsi con i professori, aprire e chiudere i libri, avere l’angoscia per le interrogazioni, sono tutte cose che ti fanno maturare perché dentro la scuola ci sta uno scontro di umanità”.
Infine conclude con un’amara considerazione: “Tanti paesi, come la Cina o l’India, hanno investito sullo studio e sulle scuole e hanno ottenuto molto. Ora sono diventati paesi ricchi e potenti. Non capisco perché noi non facciamo la stessa cosa. Di fatto il nostro è un paese oggi in decadenza”.