(Cinematografo/Adnkronos) – "Senza comunità non si può vivere. L’essere umano è fatto per stare insieme". Da questa convinzione nasce 'La diaspora delle Vele', il nuovo documentario Sky Original di Francesca Comencini, in arrivo su Sky Documentaries nel 2026 e in streaming su Now. Attraverso le testimonianze dirette di alcuni degli abitanti, "questo piccolo film", come lo definisce la regista, racconta l’attesa e le speranze di chi ha dovuto abbandonare le proprie abitazioni nelle Vele di Scampia, in seguito al tragico crollo di un ballatoio della Vela Celeste nel luglio 2024. Ricollocati in alloggi provvisori, questi cittadini attendono di poter tornare nel nuovo quartiere in costruzione a Scampia e alle proprie Vele: un luogo controverso ma profondamente radicato nell’anima di chi vi è cresciuto. "È stata questa profonda nostalgia di Scampia, che mai avrei potuto immaginare, a spingermi a realizzare questo film", dice il fondatore di Cattleya Riccardo Tozzi. Un'intuizione grazie alla quale "finalmente diamo voce agli uomini e alle donne che vivono quel luogo troppo spesso raccontati solo attraverso lo stigma. Questo è un film sulla dignità, sull’umanità, sulla fierezza di una comunità temporaneamente dispersa ma ancora viva. E ci riguarda tutti", riflette Comencini.

Il doc - una produzione Cattleya e Sky Studios in collaborazione con il Comune di Napoli e il Comitato Vele di Scampia - porta sul piccolo schermo un racconto corale che diventa riflessione universale sul senso di casa, di appartenenza e di riscatto. "Dalle Vele sono passati governatori, sindaci, Papi e tutte le istituzioni. L'attenzione durava una giornata, e poi i riflettori si spegnevano", ricorda Omero Benfenati del Comitato Vele. Le Vele "hanno fatto il giro del mondo (anche grazie alla serie 'Gomorra', ndr), ma oggi siamo oltre. Il nostro sogno, da più di 30 anni, è sempre stato un diritto: quello della casa. E ora stiamo vivendo il nostro riscatto: con il supporto dell'amministrazione abbiamo messo nero su bianco un piano di fattibilità scritto dai 'veliani' di Scampia". Nell'azione di governo "non abbiamo mai usato la parola periferia. Per noi Scampia rappresenta un'avanguardia metropolitana. È un posto fortemente aperto verso una tensione metropolitana. Questo significa, dal punto di vista culturale e sociale, che lì c'è un fermento, una trasformazione, un cambiamento molto profondi. In una città come Napoli, che ha vissuto in maniera ossessiva di solo centro per moltissimi anni, questi sono i luoghi che invece raccontano lo sbilanciamento verso una dimensione nuova in cui ci sono persone che si sono aiutate e sostenute a vicenda nella difficoltà. Persone che hanno creato un welfare all'interno di quel posto", dice Laura Lieto, vicesindaco e assessore all'Urbanistica al Comune di Napoli.

Un'opera di riqualificazione urbana anche per scardinare la criminalità: "Il ruolo del Comitato non è solo quello di abbattere case e mettere case più dignitose, ma è anche di dare lavoro e una strada diversa a chi si è perso e vuole riscattarsi", sottolinea Benfenati. Comencini, che ha girato il film con una piccola troupe e due iPhone, non voleva fare un film sulle periferie: "Credo che la solitudine sia oggi il grande male della nostra epoca: se l’umanità si chiude in sé stessa, si spegne. Dobbiamo ricominciare a creare relazioni, a costruire comunità, anche fuori dai modelli tradizionali. Questo è il messaggio del film, ed è anche la sua speranza". 'La diaspora delle Vele' è questo: la storia di un quartiere, ma anche di un’umanità che resiste, si disperde e si ricompone. E che nel cinema, ancora una volta, ritrova la propria voce.