Libero come libertà, Libero come immediatezza, Libero come forza innata, Libero come oceano di dolcezza e sofferenza allo stesso tempo. È questa l’immagine di Libero De Rienzo che tratteggiano amici e colleghi in Libero – Sempre comunque mai di Alessio Maria Federici, in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Un talento cristallino, uno dei migliori della sua generazione, che purtroppo è scomparso troppo presto. Continua a vivere in Santa Maradona, nei panni dell’energico Bart, nel militante Fortapàsc diretto da Marco Risi. Senza dimenticare il suo economista in Smetto quando voglio di Sydney Sibilia, la sua unica regia Sangue – La morte non esiste (un piccolo cult cinefilo). Ma l’elenco sarebbe ancora lungo.

In qualche modo De Rienzo ha segnato un’epoca, che Federici restituisce con un ritratto accorato, intimista. Gira un omaggio alla memoria, un flusso che ha le sue radici nella parola. Libero – Sempre comunque mai è un racconto di famiglia, un ricordo, in cui ad alternarsi sono le immagini dei film di De Rienzo e le testimonianze di chi lo ha conosciuto da vicino.

Tanti i nomi coinvolti: Elio Germano, Paola Cortellesi, Pietro Sermonti, Michele Riondino, Valeria Golino, solo per citarne alcuni. Si parte con il debutto teatrale, si prosegue con la passione per il cinema, con l’esperienza dietro la macchina da presa. Ma ogni episodio porta verso un unico significato: indipendenza, verità. È incredibile rivedere oggi la registrazione del discorso pronunciato sul palco dei David di Donatello nel 2002, perché è di bruciante attualità. Sembra nascere dal nostro tempo.

Da Libero – Sempre comunque mai emerge la figura di un fuoriclasse generoso, istintivo, con la rivoluzione sempre nel cuore. A mescolarsi sono le lacrime e i sorrisi, i toni sono agrodolci. È come se ogni tuffo nel passato generasse una fotografia, ricca di sfumature diverse. Il doc è un gesto di affetto per un amico lontano, un biopic generato dallo sguardo di chi lo circondava.

Il soprannome di De Rienzo era Picchio, che fa riferimento a qualcuno che non si arrende. Le contraddizioni si mescolano alla tenacia, all’energia. Ma come sempre la genialità produce ombre nascoste. I personaggi interpretati da De Rienzo non smettono di riguardarci. Si soffermano sulle insicurezze, le fragilità. Mettono l’essere umano al primo posto, in un periodo in cui al centro del dibattito pubblico sembra esserci solo un individualismo imperante.