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Il Signore degli Anelli: La compagnia dell'anello
Non serve essere Nanni Moretti in Palombella rossa, per capire quanto le parole siano importanti. Il valore delle saghe cinematografiche nella mitologia pop globale è racchiuso proprio nel termine “saga”, che oggi viene applicato a qualunque insieme di opere (letterarie, cinematografiche, videoludiche, televisive o a fumetti) facenti parte del medesimo universo fittizio, ma che in islandese significa “storia”.
Sin dagli anni Trenta del Novecento, il germanista e filologo Vittorio Santoli ha stabilito che la parola saga “designa quel corpo di narrazioni in prosa (il cui tipo e il cui stile furono fissati nel “racconto” vero e proprio, elaborati in una tradizione orale), le quali costituiscono la parte fondamentale della letteratura islandese antica.
Schematizzata a genere letterario, la parola saga è talvolta anche adoperata nell’uso moderno a designare un racconto in prosa il cui contenuto sia costituito dalla storia di una famiglia o di una stirpe. Meno legittimo pare invece l’uso di saga quale sinonimo di leggenda (in tedesco “sage”), eroica o no”.
Non solo dei ed eroi, quindi, ma pure individui comuni, legati dal sangue, dal cognome, dagli affetti, da una missione o da un’alleanza. L’importante è collocare i personaggi all’interno di un mondo coerente, in cui lettori, spettatori e giocatori possano rifugiarsi ogni volta che lo desiderano, sentendosi pienamente rassicurati dal fatto di trovarsi in un contesto dal quale possono essere sorpresi, ma non traditi. Per milioni di persone, Hogwarts, la Terra di Mezzo e “una galassia lontana lontana” sono “casa”.