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Natale sul Nilo
Alle prese con l’adattamento di La casta, il best-seller d’inchiesta che ha segnato un’epoca, Renè Ferretti, regista di brutte fiction, si ritrova nella trappola di Lopez, il suo storico delegato di produzione demansionato al cinema: la Rai non ha mai approvato il progetto ma, per salvare il girato, ha accettato di trasformare un film di denuncia civile in una commedia commerciale. “Abbiamo un cinepanettone!” esulta la sofisticata produttrice ben sensibile all’odore dei soldi, parafrasando la celebre intercettazione di un politico interessato alle banche.
Quando uscì in sala, nella primavera del 2011, Boris – Il film non fu un successo. La stessa serie cult (tre stagioni dal 2007 al 2010), di cui è sequel, ha dovuto aspettare un altro decennio per trovare un imprevisto e largo successo, complici la riscoperta sulle piattaforme, il passaparola e la consapevolezza di quanto quell’universo (battute, riferimenti, paratesti) faccia parte dell’immaginario collettivo. Si dirà che era in anticipo sui tempi pur fotografando la miseria dell’industria audiovisiva d’inizio millennio, però quel 2011 fu davvero un anno cruciale.
A novembre cadde il governo Berlusconi, schiacciato dalla crisi finanziaria e politica, e, un mese dopo, uscì Vacanze di Natale a Cortina, l’ultimo cinepanettone ufficiale: il crepuscolo dell’uno non può che coincidere con quello dell’altro.
È vero che Aurelio De Laurentiis, dominus del filone dal 1983, stava diradando l’attività produttiva in favore del Napoli, e che gli incassi si fermarono a 11 milioni (oggi si stapperebbero gli champagne, benché il calo fosse chiaro già da Natale in Sudafrica, 18 milioni nel 2010). Ma l’arrivo del governo tecnico di Mario Monti impose un rigore e una sobrietà impensabili per un cinepanettone e così De Laurentiis passò a operazioni meno rutilanti e divisive (da Colpi di fulmine a Natale a Londra).



