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Paola Cortellesi in C'è ancora domani (foto di Claudio Iannone)
L’immagine in movimento può diventare spazio di rivolta e di costruzione di nuove soggettività. Può diventare spazio privilegiato – e di privilegio ne parleremo a fondo – di decostruzione e ricostruzioni, esplorazioni e scoperte. Scoperta anche dei corpi, di quelli in rivolta, che graffiano, spezzano i confini tra i sensi, tra i generi, tra i media.
Proviamo a tirare le fila del discorso partendo dalle nuove poetiche e i nuovi immaginari del cinema italiano che ha rappresentato il Femminile. C’è ancora domani di Paola Cortellesi è stato il film più visto del 2023. Nello stesso anno Barbie è stato il primo film diretto da una donna (Greta Gerwig) a superare il milione di dollari di incassi.
Questi dati sono da analizzare: perché è necessario – ancora – sottolineare il primato di una donna (in questo caso relativamente agli incassi) come se fosse qualcosa che si sposta dal concetto di normalità? Mettiamo in discussione questo concetto, facciamolo oggi, in prima persona plurale. È in questo pronome che si possono ri-discutere i fatti, ri-affrontare le questioni.
Torniamo a Paola Cortellesi, al suo esordio alla regia. C’è ancora domani presuppone che esista un domani – appunto – in cui c’è più tempo, in cui è possibile modificare le cose, mettere in discussione un intero sistema culturale pensato, ideato e difeso dal potere patriarcale. Un domani per imporre nuove idee.



