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©2022 Legendary
La Troma Entertainment popola da qualche decennio le notti insonni di molti cinefili. È una casa di produzione e distribuzione (con oltre 800 titoli all’attivo) che ha avuto la maggior spinta negli anni Ottanta. Ha ingaggiato Costner e De Niro, ha lanciato James Gunn, ha ispirato anche Tarantino. È specializzata in film low budget, di serie z, con un alto tasso di nudità e violenza. Si è sempre mossa tra il brivido e la risata, con un certo spirito, a suo modo, militante. Lo sguardo era sul preservare il nostro pianeta, sull’ecologia, sulla lotta contro il nucleare.
Tra i suoi titoli più famosi c’è indubbiamente The Toxic Avenger (da cui è nato un universo), che a suo tempo ha dominato le proiezioni di mezzanotte. Era molto splatter, politicamente scorretto (si uccidono bambini, vecchiette e animali). A entrare nell’immaginario era stato il protagonista che alzava il suo mocio (un’arma devastante) verso il cielo. Quella sequenza è diventata un simbolo, utilizzata poi anche dalla Troma per il suo logo. Erano film figli della loro epoca, in cui abitavano contaminazioni tra generi diversi, come l’horror e la commedia demenziale.
Qual è il senso di provare a realizzare un reboot oggi? Nessuno. Quello spirito dinamitardo funziona solo in rare eccezioni, come con Terrifier 3. A quarant’anni di distanza si torna a The Toxic Avenger: il titolo resta invariato, ma siamo fuori tempo massimo. E soprattutto a essere tradito è lo spirito del prodotto. Qui il budget è consistente, il cast è di primo livello: Peter Dinklage, Kevin Bacon, Elija Wood (in un’assurda parodia del Pinguino dell’Uomo Pipistrello) e Jacob Trembley. Lo stesso regista, Macon Blair, cineasta rispettabile (aveva presentato la sua opera prima I Don't Feel at Home in This World Anymore al Sundance Film Festival), ha troppo talento e poca anima nera per buttarsi in un’operazione come questa. L’epoca in cui viviamo fa il resto. Non si può eccedere con il politicamente scorretto, e non c’è niente di davvero nuovo in questo reboot.
The Toxic Avenger versione 2025 è una copia opaca dell’originale (discutibile, ma che a suo modo ormai è un cult), un film senza identità che non sa quale direzione prendere. E che oggi sembra arrivare da un altro mondo. Racconta di un comune addetto alle pulizie assunto in un’azienda di folli, in cui si portano avanti esperimenti proibiti. Chi prova a ostacolare il loro capo viene massacrato. Un giorno il nostro eroe scopre di essere malato terminale. L’assicurazione non lo aiuta, deve occuparsi di un bambino che non è il suo, e anche lui rischia il peggio. Ma un liquido terribile lo trasforma in un mostro dal cuore d’oro. Il resto è un bagno di sangue che non riesce neanche a fare del nonsense la sua cifra. Una delusione.