"Nothing makes you feel less powerfull than being trapped in a fire”. È in queste parole che si racchiude tutta la forza narrativa di Smoke - Tracce di fumo, la nuova serie Apple TV+ che riunisce davanti e dietro la macchina da presa, dopo l’acclamata Black Bird, Taron Egerton (anche produttore) e il creatore Dennis Lehane, dal 27 giugno in streaming.

Tutto parte da fatti realmente accaduti, raccolti nel podcast Firebug di truth.media, condotto da Kary Antholis e ora adattati a (mini)serie: Egerton è un enigmatico investigatore di incendi a cui viene affiancata una detective altrettanto misteriosa interpretata da Jurnee Smollett, per indagare su una serie di incendi dolosi, muovendosi sulle tracce di due piromani seriali. Quello che si innesca tra loro è un rapporto morboso a metà strada tra un passo a due e un gioco del gatto col topo in cui due persone estremamente diffidenti per natura devono imparare a fidarsi l’uno dell’altra.

Il mondo raccontato da Lehane, proprio come in Black Bird, è fatto di chiaroscuri. Nulla è mai cristallino se non alla fine, mentre il puzzle va a ricomporsi in modo complesso e stratificato. Non ci sono buoni e cattivi ben distinti nelle sue storie. Non c’è spazio per eroi e villain, anche in un contesto come quello degli incendi dolosi. Sono tutti antieroi, danneggiati sia nelle cicatrici visibili sulla pelle che in quelle – molto più pericolose – invisibili dell’anima.

Nessuno è solo bianco, né solo nero. Si può optare solamente per il grigio, a partire dalla fotografia, che si mescola ai toni del rosso fuoco: il colore dei residui di un incendio, che distrugge intere esistenze tanto a livello emotivo quanto fisico, ma lascia anche quella sensazione incompiuta dopo. Non c’è purificazione nel fuoco fatto esplodere nello show ma solo morte e sofferenza, che si mescola con altro dolore. Ancora una volta Lehane prova ad indagare, proprio come fatto nel romanzo che ha ispirato Shutter Island, all’interno della mente criminale. Una sorta di Mindhunter Divisione Incendi, per cercare di comprendere la psicologia di chi commette l’atto. Di quale benzina ha bisogno per comportarsi così?

Un risultato ottenuto grazie alla scrittura tagliente di Lehane, coadiuvata dalla regia di Kari Skogland, Joe Chappelle e Jim McKay, che immergono continuamente lo spettatore nel mondo claustrofobico dei protagonisti, senza lasciargli un attimo in respiro. Anche quando l’inquadratura si ferma sul loro sguardo perso nel vuoto, anche quando la macchina da presa utilizza i ralenty, tutto appare rarefatto. Si possono percepire il fumo negli occhi, la cenere nelle vie respiratorie, la gola che inizia ad occludersi: un approccio quasi tattile all’esperienza visiva.

Merito anche del cast, non solo Egerton e Smollett: un inquietante ed inedito Rafe Spall, nuovi volti da tenere d’occhio come Ntare Guma Mbaho Mwine e Hannah Emily Anderson, alcune conferme di talento come Anna Chlumsky, Adina Porter, Greg Kinnear e John Leguizamo.