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Sicilia Express. (L to R) Salvo Ficarra as Salvo, Valentino Picone as Valentino in episode 102 of Sicilia Express. Cr. Dario Palermo/Netflix © 2025
Nord e Sud, ci risiamo. La classe dirigente parla per slogan ma ha tutto l’interesse affinché resti invariato quel divario – economico, ideologico – su cui, sin dalla notte dei tempi, hanno avuto gioco facile stereotipi e luoghi comuni.
Ficarra & Picone dopo Incastrati tornano su Netflix, ancora in formato (mini)seriale, scrivendo, dirigendo e interpretando Sicilia Express.
Disponibile sulla piattaforma dal 5 dicembre – e il periodo prenatalizio si presta anche diegeticamente – la miniserie in 5 episodi (da circa 30 minuti ciascuno) è incentrata su Salvo e Valentino, due infermieri “DEL SUD” che dividono la loro vita tra il lavoro a Milano e le loro famiglie in Sicilia. Pochi giorni prima di Natale, si imbattono in un portale magico: una scoperta inaspettata destinata a sconvolgere le loro vite… ma non necessariamente in meglio.
In tempi come questi, dove si guarda al dito (l’annunciato ponte di Messina) piuttosto che alla Luna (le apparentemente irrisolvibili magagne in cui versa la Sicilia, tra strade disastrate e mancanza cronica di acqua corrente) immaginare che si riesca a connettere l’operosa (ma triste) Milano con la ben più accogliente e luminosa isola grazie ad un… cassonetto è idea tanto divertente quanto commovente, considerati soprattutto i prezzi dei voli che ogni fine settimana riportano dai propri cari i lavoratori “DEL NORD”.
Ma se questa scoperta tanto incredibile quanto inspiegabile (c’è lo zampino di un disegnino per Babbo Natale…) finisce per diventare di dominio pubblico ecco che allora i “poteri forti” – guidati dal Max Tortora presidente del consiglio, con ministri da circo Barnum al seguito (vedi Jerry Calà in modalità Maracaibo…) – non potranno rimanere a guardare.
Si ridacchia, sempre grazie agli ormai indiscutibili tempi comici del duo siciliano, e tutto sommato la cifra della favoletta fantasy funziona per affrontare in maniera “leggera” questioni che Ficarra & Picone – le ataviche contraddizioni della loro terra – non smettono di raccontare, sempre attraverso il filtro della satira bonaria.
A funzionare un po’ meno è il contorno – le angherie che i due infermieri subiscono dal direttore dell’ospedale (Sergio Vastano, pure lui come Calà intrappolato nei fasti degli anni ’80, con il tormentone “è chiaro stu fatto” modificato in “è chiaro ‘u concetto”…), le tensioni e gli equivoci con le rispettive compagne (Katia Follesa e Barbara Tabita) – “accessori” un filo superflui e tutto sommato innocui con cui accompagnare lo sviluppo di questa fiaba natalizia espressa, tanto nel titolo quanto nella durata.