Queens of the Dead, di padre in figlia, di zombie in zombie. Subito detto che cinematograficamente è più vivo George A. Romero, pur scomparso nel 2017, l’attrice e dj Tina s’è messa nella stessa condizione postmortem del demiurgo degli zombi (La notte dei morti viventi, 1968) con Queens of the Dead, l’esordio alla regia in cartellone alla XX Festa del Cinema di Roma.

Lo definisce una cavalcata “ZomComMusic”, e va be’, crediamole, ma l’esito – è la notte della più grande festa di sempre in un club di Brooklyn, allorché a turbare drag queen e localari scoppia un’apocalisse zombie – sa più di stallatico.

Comunque, Dre (Katy O’Brien) deve far fronte a dj e star assenti e a un bagno intasato a pochi minuti dall’inizio del party, ma il peggio è da venire: glitter e chioma colorata, una avvenente zombie mozzica una drag queen, ed è panico on the dance floor.

Nel cast Margaret Cho, Brigette Lundy-Paine e Cheyenne Jackson, il tentativo dichiarato e sovraesposto della Romero è di fare uno zombie movie in salsa LGBTQI+ - e allora non era meglio titolare Queer of the Dead? - ma l’intenzione sovrasta e perfino sabota l’esito, perché è autoconclusiva e autoassolutoria. Insomma, per tempi e modi, drammaturgia e dialoghi è un filmetto che dovrebbe pascere il destinatario inteso, amanti degli zombie movie e comunità queer, più per appartenenza che per reale soddisfazione. Per non scontentare né gli uni né gli altri, ecco l’antidoto a questo derivativo e improduttivo Queens of the Dead: sul primo schermo, vedere e rivedere La notte dei morti viventi, Zombi e altre vive mortalità di Romero padre; sul secondo schermo, buttare un occhio a RuPaul’s Drag Race. Fidatevi, du’ gust is megl che Tina.