Nel 2009 la piccola comunità montana di Remis è stata sconvolta da un tragico incidente ferroviario, che ha causato numerose vittime e feriti. Anni dopo, quel lutto e il ricordo di quella tragedia sembrano essere superati.

A Remis prende servizio il nuovo supplente di educazione fisica del liceo, Sergio Rossetti (Michele Riondino), ex campione di judo che convive con un dolore indicibile e un senso di colpa lacerante. Grazie all’incontro con Michela, la giovane proprietaria della locanda del paese (Romana Maggiora Vergano), il professore scopre che dietro l'apparente serenità del luogo si cela un inquietante rituale: una notte a settimana, gli abitanti si radunano per abbracciare Matteo Corbin (Giulio Feltri), un adolescente capace di assorbire il dolore degli altri.

Riondino e Romana Maggiora Vergano in La valle dei sorrisi
Riondino e Romana Maggiora Vergano in La valle dei sorrisi

Riondino e Romana Maggiora Vergano in La valle dei sorrisi

Dopo A Classic Horror Story e Piove, Paolo Strippoli prosegue sul sentiero del genere: con La valle dei sorrisi, anche grazie ad un evidente sostegno produttivo, firma un mystery horror conturbante, sorretto da ottime interpretazioni (oltre ai già citati vanno segnalati il sempre superbo Paolo Pierobon, è il padre del ragazzo, Roberto Citran nei panni del prete del paese e Sergio Romano, è l'emarginato che però ne sa più di tutti) e da un notevolissimo lavoro d'insieme - tra movimenti di macchina ed effetti sonori - capace di tenere sempre alto il grado di inquietudine.

Strippoli, che firma la sceneggiatura insieme a Milo Tissone e Jacopo Del Giudice, porta sullo schermo un soggetto del 2019 (vincitore del Solinas) e attualizza il filone dell'horror demoniaco di matrice statunitense: per farlo gioca molto sull'ambiguità di Matteo, da tutti considerato l'angelo di Remis. Dove va a finire tutto il dolore dei compaesani che il ragazzo assorbe? “Cancellando il dolore si annienta Dio, perché Dio è soprattutto nel dolore”.

In questa comunità immaginaria, protetta dai monti e lontana dal caos delle metropoli, prende dunque le mosse questo coming of age atipico, un film che agisce su aspetti tipici della fase adolescenziale, la solitudine e il disagio di non poter essere al mondo senza tradire le aspettative altrui, la paura di dirsi e aprirsi agli altri, in un contesto che si fa sottile metafora dei nostri tempi, portando in superficie le dinamiche di una società anestetizzata, disposta a tutto per respingere il dolore. Per poi replicarlo.

Michele Riondino in La valle dei sorrisi
Michele Riondino in La valle dei sorrisi

Riondino in un'altra scena del film

Giocando con gli stilemi classici di figure archetipiche – la piccola comunità chiusa, il forestiero, l'emarginato – La valle dei sorrisi (il titolo internazionale è The Holy Boy) non si affida al facile espediente di dover combattere un antagonista, riuscendo a mantenere la giusta tensione tra lo sviluppo narrativo "razionale" (il tentativo di Sergio di "liberare" quel ragazzo dalla gabbia in cui l'ha confinato quel "dono") e la sospensione dell'incredulità data dall'escalation di fenomeni paranormali e soprannaturali che porteranno ad un crescendo di innegabile suggestione, con qualche finale di troppo. 

Fuori Concorso a Venezia 82, dal 17 settembre nelle sale con Vision Distribution, La valle dei sorrisi conferma una volta di più l'indiscutibile talento di Paolo Strippoli (che ha praticamente ultimato anche il prossimo lavoro, L'estranea, “non un horror ma il film più crudele che abbia mai fatto”), regista che ha abbracciato il cinema di genere e che da quest'ultimo ha saputo assorbirne gli aspetti migliori.