Trieste, la bora, la Barcolana. Vent’anni dopo l’esordio al lungometraggio con Provincia meccanica, Stefano Mordini adatta per lo schermo il romanzo di Marco Franzoso (ed. Mondadori) e realizza La lezione, thriller psicologico interpretato da Matilda De Angelis e Stefano Accorsi (che si ritrovano insieme in un film a dieci anni di distanza da Veloce come il vento, titolo che rivelò l’attrice), quest’ultimo al terzo lavoro con il regista toscano, dopo il già citato Provincia meccanicaLasciami andare.

Lei è Elisabetta, giovane e brillante avvocatessa. Lui è un professore universitario, che la ricontatta tempo dopo il processo dal quale venne assolto dall’accusa di violenza sessuale, con la vittima che in aula ritrattò la sua versione iniziale.

L’uomo vorrebbe nuovamente Elisabetta come legale per fare ora causa alla Facoltà, che l’ha sì reintegrato, ma relegandolo in un ruolo marginale. Il problema è che ora Elisabetta sta vivendo un periodo delicato, come se il suo passato stia tornando a cercarla: strani segnali, presenze elusive e un senso di costante minaccia le insinuano il dubbio che il suo ex compagno (Marlon Joubert), violento e ossessionato da lei tanto da essere stato condannato per “stalking”, abbia ripreso a perseguitarla.

Matilda De Angelis in La lezione - foto di Camilla Cattabriga
Matilda De Angelis in La lezione - foto di Camilla Cattabriga

Matilda De Angelis in La lezione - foto di Camilla Cattabriga

Mordini, che scrive la sceneggiatura insieme a Luca Infascelli, prende sì le mosse dal romanzo di Franzoso (scrittore già portato al cinema da Saverio Costanzo con Hungry Hearts, partendo da Il bambino indaco) modificando però in maniera sostanziale il punto di partenza.

Così facendo riesce a costruire un ambiente dove il fascino di Trieste si sovrappone al crescente senso di ansia e pericolo vissuto dalla protagonista: La canzone dei vecchi amanti di Battiato (brano che la univa al suo ex) sembra soffiata dal vento, raggiungendo Elisabetta nei momenti più impensabili. Dove finisce il confine tra realtà e immaginazione, quanto lo stress e la paranoia incidono sulla percezione del contesto?

È questa la parte più convincente del film, quella dove i dubbi e l’irrisolto alimentano anche l’apparato estetico di un’opera che, fino ad un certo punto, sa essere ammaliante e tenebrosa, difficile da inquadrare, per certi aspetti anche imprevedibile.

Poi, tanto l’ambientazione quanto la cifra del racconto – spostandosi (quasi) del tutto nella casa di Elisabetta in mezzo al bosco, con relativo (definitivo?) plot twist – subisce una sorta di metamorfosi (anticipata da uno smaccato simbolismo con l’insetto intrappolato nel bicchiere): La lezione inizia a farsi thriller un po’ più accademico, più “fisico”, a scapito di atmosfera e suggestioni, con più di qualche eccesso e altrettante cadute.

La progressiva scoperta della verità – che va di pari passo con alcune inverosimiglianze (dopo una notte di diluvio e frane, il terreno boschivo tutto asciutto, per dirne una) – porterà Elisabetta a rimettere in discussione tutto quello che pensava di sapere. E lo spettatore ad assistere ad uno sviluppo ormai privo di chissà quali sobbalzi.  

Ospitato in Grand Public alla XX Festa di Roma, La lezione arriverà nelle sale prossimamente con Vision Distribution.