PHOTO
Lo sguardo è al femminile nel cinema di Carolina Cavalli. Amanda, Arabella: le sue sono giovani donne in tempesta, ragazze in crisi esistenziale. Sono alla ricerca di un amore, meritano di ricevere affetto per quello che sono. Il rapimento di Arabella è una prosecuzione teorica di Amanda. Si passa dall’essere rinchiuse in una situazione soffocante, al cercare la libertà. E la libertà arriva addirittura da un rapimento.
Ma chi è Arabella? Una bambina in cerca di guai. È figlia di uno scrittore importante (che odia sentirsi dire che Jonathan Franzen è più talentuoso di lui), ma vuole fuggire. Un giorno supplica una ragazza di portarla via con lei. E inizia un funambolico “rapimento” concordato. La criminale è Holly, che rivede in Arabella sé stessa da piccola.
Magari è un segnale: indica come la regista in qualche modo si rifletta nei suoi personaggi. Il suo è un cinema a specchio, che coglie i disagi, le inadeguatezze. E che allo stesso tempo ama giocare con la cinefilia. Si tratta del secondo film per Cavalli, ma la cifra stilistica è ben riconoscibile. Non mainstream, sempre originale specialmente nel panorama italiano, si muove tra Kaurismaki e Roy Andersson.
Questa volta Cavalli crea un on the road, gira il suo mondo perfetto, inserisce note western, giocando anche con le ambientazioni alla Andrea Arnold. I suoi sono non luoghi, sospesi in dimensioni parallele, in cui un confine può essere quello per il Messico o per un Paese immaginario.
Benedetta Porcaroli presta il corpo attoriale per mostrare le inquietudini, le costanti insicurezze. Si unisce anche Chris Pine, che recita in italiano. Ma non è un caso che il suo personaggio odi Franzen. Il celebre scrittore statunitense è un cantore delle famiglie in fiamme, proprio le dimensioni da cui si sottraggono le ragazze di Cavalli. Il Midwest di Franzen è lo spaccato lucidissimo di uno scontro generazionale incolmabile. Ed è qui che si inserisce Cavalli: prova a portare un po’ di luce, di speranza.
Forse insieme Holly e Arabella possono trovare un posto sicuro in cui ogni elemento ha un suo equilibrio. Il rapimento di Arabella è dedicato a tutti i sognatori, si destreggia tra la follia e la ragione (forse perduta), e insegue un’autodeterminazione sempre più complessa da raggiungere. Presentato in anteprima in concorso nella sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia, nelle sale dal 4 dicembre.