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Fondazione 3 - @ Courtesy of Apple Tv+
“Il futuro non è scritto”, diceva Joe Strummer, leader dei Clash. Ma come può questa verità trovare riscontro nell'impero galattico creato da Isaac Asimov, dove il futuro è oggetto di studio della psicostoria, dunque prevedibile?
Giunta al suo terzo capitolo, Fondazione sa rinnovarsi egregiamente, mettendo al centro della narrazione le epiche gesta di un manipolo di esuli in lotta per salvare l'umanità da una fine quasi certa. Il temibilissimo nemico, preannunciato brevemente nelle precedenti stagioni, è "il Mulo", signore della guerra spietato, malvagio e crudele: un villain a tutto tondo, direttamente dalle periferie dell'impero. Niente sarà più come prima, neanche il futuro.
Si riparte, dopo ben tre anni dalla seconda stagione; nel mezzo, ci sono stati lo sciopero del sindacato di attrici e attori di Hollywood, problemi di budget e un cambio di showrunner. Il viaggio riprende a un secolo e mezzo dagli eventi narrati precedentemente; protagonisti sono, ancora una volta, un ristretto gruppo di personaggi capaci, in modalità diverse, di sfidare il tempo.
Che si tratti di clonazione o altro, il risultato è il medesimo: il superamento dei limiti del corpo, umano o robotico che sia. Tornano dunque Hari Seldon (Jared Harris), Demerzel (Laura Bins), Gaal Dornick (Lou Llobell) e l'imperatore Cleon, declinato come sempre in Fratello Giorno (Lee Pace), Fratello Alba (Cassian Bilton) e Tramonto (Terrence Mann). Un'idea originale del creatore (e non più showrunner) David S. Goyer, che permette di fluttuare tra le differenze, grandi e piccole, che possono esserci nello stesso individuo, seppur replicabile potenzialmente all'infinito.
Sono proprio l'avvicendamento dei cloni e l'esistenza contemporanea di tre diverse epoche della vita dell'imperatore alcuni degli aspetti più intriganti della serie, capaci di dare più fruibilità al racconto, dove l'opera di Asimov era invece, principalmente, una lunga teoria di riflessioni sociali e psicologiche. Mostrare i retroscena di tradimenti e vendette che serpeggiano nei palazzi del potere è una scelta vincente perché capace di catturare lo spettatore, sempre ghiotto di segreti e umane debolezze. Non dimentichiamo poi che anche nell'adattamento televisivo, Fondazione ha portato con sé il suo essere narrazione di una guerra tra ideologie.
Tuttavia, l’equilibrio e la conservazione di sistemi sociali complessi come un impero galattico non possono più essere garantiti dalla sola certezza che ci sia quell'uomo al comando, neanche se gli è accanto la sapienza pluricentenaria e potente di Demerzel. È giunto, dunque, il tempo della massima imprevedibilità, e la violentissima irruzione del Mulo (Pilou Asbæk) ne è la dimostrazione. Con il suo ingresso assistiamo inoltre a una rinnovata polarizzazione, che era già presente nella serie ma finora era stata più sfumata, tra il bene e il male, rendendo quest'ultima stagione più vicina a un'altra saga sci-fi tipo Guerre Stellari.
Se nella seconda stagione la trama principale aveva meno tensione e slancio, mentre le storie dei singoli personaggi erano sempre interessanti, la terza può basarsi sul vasto lavoro di worldbuilding delle precedenti per mostrarsi più oliata nel racconto corale, e per la prima volta alzare la posta in gioco portandola a una dimensione apocalittica che mette in discussione il concetto di futuro e di status quo. E ora niente e nessuno possono dirsi al sicuro.