Esta isla è Porto Rico, scenario ma soprattutto protagonista dell’opera prima di Lorraine Jones Molina e Cristian Carretero, presentata nel concorso Progressive Cinema alla XX Festa di Roma. È il paesaggio a plasmare l’umore del film: il clima tropicale definisce il senso di un’ospitalità e, di riflesso, le ragioni di un desiderio d’evasione; il conflitto tra una zona urbana senza prospettive e la natura minacciosa nella sua misteriosa asprezza; la luce del sole che faticosamente prova a infilarsi negli anfratti del degrado.

È il contesto ideale per un coming of age, un racconto di formazione che incrocia con la tradizione delle coppie in fuga da qualcuno o da qualcosa (da La donna del bandito a La rabbia giovane), in questo caso non tanto dalla legge in sé ma a quanto attiene al regolamento dei conti interni alle famiglie. E che intreccia questo movimento con il topos melodrammatico più classico, con l’amore tra un adolescente povero e una ragazza ricca, entrambi bisognosi di immaginarsi altrove, l’uno lontano dalle case popolari dominate da traffici illegali e soldi facili e l’altra soffocate dai doveri e dalle responsabilità del suo microcosmo borghese.

Quando lui si ritrova invischiato in un omicidio non preventivato, decide di scappare con lei, riparandosi negli interni montuosi dell’isola: smarriti in una foresta labirintica, conoscono persone che conducono uno stile di vita del tutto diverso da quello a cui sono abituati, legato invece ai culti tradizionali e ai lavori più umili. Ma qualcuno è sulle loro tracce e la fuga verso una nuova vita diventa una prova di sopravvivenza nella natura selvaggia.

Esta isla
Esta isla

Esta isla

Attraverso una storia a suo modo esemplare, che ricorre a schemi anche logori per centrarsi meglio, Esta isla batte due strade. Una, più semplice, ha a che fare con il repertorio adolescenziale, dall’idealizzazione del primo amore alle scelte compiute contro la logica e in nome del cuore. L’altra, più profonda, ragiona su come negoziare il senso di appartenenza con la permanenza in una patria spatriata, un’isola caraibica spalancata su un mare ostile e arrampicata su montagne impenetrabili.

Come spiega un personaggio, per capire Porto Rico bisogna mettersi sulla soglia di una delle tante grotte che affastellano il paesaggio. E così quel che sembrerebbe “solo” un amarissimo teen movie sulle conseguenze dell’amore e del dolore diventa per Jones Molina e Carretero un’occasione per riflettere sul trauma post-coloniale, sulla bellezza che fiorisce ai margini, sulla resistenza della creatività come ricchezza e strumento contro l’invasore.

Caldo e terragno (da citare i contributi della fotografia “naturale” di Cedric Cheung-Lau e del sound design di Johannes Peters), Esta isla rifulge in un finale straordinario al crocevia tra i sogni infranti e i bisogni repressi.