Ci sono attori che sono come il vino: invecchiando migliorano. È il caso di Jude Law, talento persosi per strada anche a causa di una vita privata non tranquillissima. Ci è voluto l'incontro con un altro cattivo ragazzo, Robert Downey jr., a farlo tornare sulla retta via, e così, dopo i due fortunati episodi di Sherlock Holmes nei panni di Watson, ha azzeccato una serie di interpretazioni notevolissime.
Dom Hemingway è uno scassinatore geniale, ubriacone, drogato, immorale, padre e marito indegno, ma con un'etica esistenziale che per quanto distorta lo aiuterà a capire cosa conta davvero.
Diretta da Richard Sheperd, già fattosi notare con il sottovalutato Matador, questa gangster comedy permette a Law di mettersi a nudo, in tutti i sensi, in un tour de force attoriale eccezionale, con un susseguirsi di situazioni grottesche che esaltano le sue qualità dialettiche e la sua fisicità debordante, entrambe utilizzate come solo un interprete di razza sa fare.
Il monologo iniziale entrerà nella storia delle scene cult, ma Dom Hemingway è anche una folle parabola sul senso della vita che Sheperd racconta senza filtri, con grande ironia e una inaspettata tenerezza. Alla fine vorreste avere un amico come Dom con cui andare al pub.