1. FEBBRE DA CAVALLO (Steno, 1976) su RaiPlay, Netflix, Amazon Prime Video, Chili

Inutile rievocare la storia di questo film nato senza pretese e diventato negli anni oggetto di culto e caposaldo della cultura popolare, tanto da meritarsi nel 2002 un sequel un po' malinconico (FEBBRE DA CAVALLO - LA MANDRAKATA del figlio di Steno, Carlo Vanzina: disponibile su Chili). In questa commedia di cialtroni senza una lira e dediti alle corse dei cavalli c'è la quintessenza della romanità. Proietti, si sa, è Mandrake, indossatore, aspirante attore, scroccone: "È un whisky maschio senza raschio". C'è altro da dire?

 

2. LA TOSCA (Luigi Magni, 1973) su RaiPlay

"Mi madre è morta tisica/ tu me farai mori' de crepacore" gorgheggia Monica Vitti, avvinghiata all'amante Proietti, in uno dei film più belli di Luigi Magni (che cresce col tempo), tra i pochi musical italiani. In questa irresistibile versione dell'opera di Sardou by Magni & Trovajoli, Proietti è il pittore Cavaradossi, fiero, baldanzoso e spigliato, pronto a lacerarci il cuore quando, nella notte che precede la condanna al patibolo, canta l'indimenticabile Nun je da' retta Roma.

 

3. IL PREMIO (Alessandro Gassmann, 2017) su Chili

Giovanni Passamonte ha vinto il Nobel per la Letteratura grazie a un grande avvenire dietro le spalle, per citare l’autobiografia di Vittorio G.: e nella filigrana di questo padre ingombrante e carismatico non è difficile scorgere il vero babbo di Alessandro, che non a caso ha voluto Gigi, l'amico e discepolo del maestro. Consapevole di essere il cuore della storia, Proietti offre una prova sapiente e matura: dispensa saggezza attraverso gesti ragionati, lentezze calcolate, consumato mestiere e soprattutto mai prevaricando.

 

4. L'EREDITÀ FERRAMONTI (Mauro Bolognini, 1976) su RaiPlay

Assai prolifica l'attività cinematografica di Proietti negli anni Settanta e notevoli le sue prove drammatiche (ma, si sa, il comico senza tragico non sussiste). Bolognini, gran direttore d'attori, lo volle ladro mascalzone nell'irrisolto BUBU ed ebbe l'intelligenza di usare quella stessa faccia da impunito per il ruolo sideralmente opposto di un inetto, debole e disperato, soggiogato come tutta la famiglia di arricchiti romani dalla perfida e fatale arrampicatrice Domenique Sanda.

 

5. LE BARZELLETTE (Carlo Vanzina, 2005) su Chili

Ai Vanzina il merito di avergli offerto spazi cinematografici negli anni in cui Proietti era soprattutto garanzia d'ascolti in tv. E forse ingolosito dall'occasione di poter fare davvero ciò che voleva per meriti sul campo e manifesta superiorità, si concesse perfino per quest'antologia di barzellette che all'epoca riscosse unanime biasimo. Eppure chi meglio di lui, il più grande narratore di barzellette? Ancora oggi continua a riecheggiare un solo numero: "diciotto, diciotto, diciotto"...

 

6. LA MATRIARCA (Pasquale Festa Campanile, 1968) su Amazon Prime Video

Catherine Spaak, vedova allegra di un facoltoso manager, scopre post mortem i vizi privati che il morigerato coniuge consumava in una garçonnière. E si scopre erotomane, nelle trame borghesi di interni optical mentre fuori divampa la contestazione. In una delle due collaborazioni con Festa Campanile (l'altra è la dimenticatissima commedia sci-fi CONVIENE FAR BENE L'AMORE), Proietti ai piedi della Spaak si dà al feticismo e beve champagne da una scarpa a spillo.

 

7. BORDELLA (Pupi Avati, 1976) su Amazon Prime Video

Negli anni giovanili Proietti fu sodale di Sergio Citti e del Tinto Brass più anarchico, figurarsi se non sguazzò con il Pupi Avati degli anni Settanta, capace di follie oggi impensabili. E con lui l'attore si concede una delle prove più grottesche. In questo helzappopin a tratti perfino disturbante ma piuttosto divertente, è uno dei prostituti arruolati per vendersi nel bordello maschile: quando entra in scena lui, un maniaco sessuale appena uscito di prigione, balbuziente che non regge l'alcol, il film diventa una scheggia impazzita.

 

8. MEO PATACCA (Marcello Ciorciolini, 1972) su Chili, Amazon Prime Video

Primo film da protagonista per Proietti, non è certo il suo migliore ma ha un peso importante nella sua strana filmografia. Per accreditarsi come giovane moschettiere della commedia (all')italiana, nella speranza di raccogliere il testimone dai colonnelli, si riallaccia alla tradizione popolare proponendo un personaggio che appartiene alla romanità: un cialtrone e spavaldo trasteverino diventato condottiere per combattere contro i turchi. Proietti è intelligentissimo nel misurare il gigionismo.

 

9. ALADDIN (Ron Clements e John Musker, 1993) su Disney+

Doppiatore impareggiabile (clamoroso il lavoro per Lenny, ma anche l'urlo "Adriana!" di Sylvester Stallone in Rocky), Proietti è entrato nell'immaginario emotivo dei più giovani per aver dato la voce al Genio in questo scintillante prodotto del Rinascimento disneyano. In originale c'era Robin Williams, da noi Gigi: un'interpretazione travolgente, impressionante per la capacità di cambiare registro, modulare il ritmo, toccare corde impreviste. Ha commosso tutti anche con il Draco di Dragonheart: curiosamente, in inglese lo doppiava Sean Connery.

 

10. PINOCCHIO (Matteo Garrone, 2019) su Amazon Prime Video, Chili

Arriverà Babbo Natale nell'imminente commedia di Edoardo Falcone, dono postumo a tutti noi che l'abbiamo amato. Ma l'ultimo credito in via lo deve a Matteo Garrone, figlio di quel Nico che fu illuminato critico negli anni in cui il giovane Proietti spadroneggiava nei teatri romani: un ruolo piccolo, quello dell'imponente Mangiafuoco, ma quanta umanità sotto il barbone. Senza retorica: non esistono ruoli piccoli per grandi attori.