“Sono felicissima di averlo rivisto, per me forse ha un effetto diverso rispetto a chi lo vede per la prima volta. Mi commuove”.

Così Valeria Golino alla presentazione del restauro in 4K di Piccoli fuochi di Peter Del Monte (regista scomparso nel 2021), realizzato da Cinecittà in occasione del quarantesimo anniversario dell’uscita del film nelle sale e presentato alla XXIII edizione di Alice nella Città.

Vincitore del Nastro d’Argento per il miglior soggetto nel 1986 Piccoli fuochi rappresenta unna delle tappe più significative del cinema d’autore italiano.
Il film, interpretato da una giovanissima Valeria Golino, nel ruolo di una babysitter, attraverso la storia del piccolo Tommaso (Dino Jaksic), sospeso tra realtà e sogno, penetra con delicatezza nell’inconscio infantile, affrontando il tema dei primi desideri sessuali, ed è diventato un vero e proprio punto di riferimento per più generazioni di spettatori e cineasti.
“Quel bambino di tre anni e mezzo, ovvero Dino Jaksic, ha portato avanti tutto il film con una grazia incredibile- racconta Valeria Golino-. Quello era il mio quarto film. Ho conosciuto Peter mentre stavo facendo il film di Francesco Maselli, Storia d’amore, feci un provino e mi prese senza che me ne accorgessi. Non mi era sembrato che gli fossi piaciuta particolarmente. Con lui poi ho fatto anche altri film”. E ancora: “All’epoca avevo solo diciannove anni e solo strada facendo ho capito i toni e il punto di vista del regista. Lui aveva un rapporto con gli attori diverso. Maselli era uno presente, intimo e carnale nel dirigere gli attori. A lui apparteneva invece una distanza dai suoi attori, non voleva conoscerli durante il percorso del film e entrare in un’intimità. Aveva bisogno dei suoi prototipi e archetipi e da giovinissima attrice non riuscivo a capirlo perché mi sentivo arginata, non guardata e poco protetta. Era in un interregno, ti faceva entrare in questo universo speciale. Ho incontrato molti registi strani nella vita. Ma lui veramente era unico”. Ricordando poi come in una scena della serie L'arte della gioia, da lei diretta, abbia pensato inconsciamente proprio a Piccoli fuochi: "Era la scena in cui la bambina, poi interpretata da Tecla Insolia, brucia la casa dei suoi genitori. Peter per me è stato e continua ad essere, anche dopo quarant'anni, un punto di riferimento". E la sceneggiatrice Francesca Manieri racconta: “Questo è un film spartiacque. Imprigiona l’inconscio e la sessualità. Dobbiamo avere il coraggio di riportare in auge il desiderio. Piccoli fuochi è stato il mio primo copione. Peter è il regista a cui sono più devota. È stato il mio maestro. Mi diceva sempre che un dialogo o rivela o si toglie. Gli incontri con Peter erano vibranti nell’assenza. Era un uomo silenzioso. Stavamo anche 50 minuti in silenzio. Mi ha commosso il tema della promessa perché il cinema è una promessa, è un’eredità. Mi fa rabbia che un regista così rivoluzionario sia tra i meno noti in questo momento. Un film così ora come ora non lo potremmo neanche girare. È una potenza sull’avvento della pulsione sessuale”.
Infine Luca Guadagnino conclude: “ Questo è un film straordinario, un grande esempio di cinema popolare. È un film che ti seduce. Il bambino Dino è incredibile. Pochi bambini sono stati così bravi nella storia del cinema. Peter Del Monte ha un’identità tutta sua, ma si intravedono in lui tracce di Bergman e Antonioni. Piccoli fuochi ha la capacità di essere un esempio di cinema anche popolare. Ricordo di averlo visto la prima volta in un cinema a Palermo, e oggi è la seconda volta che lo rivedo dopo anni”.
Il progetto Alice nella città è realizzato da Playtown Roma con il contributo di Roma Capitale - Assessorato alla Cultura - Dipartimento Attività Culturali.