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Mattia Colombo e Cristina Cattaneo
‘‘All’inizio è stata una sfida scientifica, poi iniziando a incontrare i familiari ho capito l’importanza dell’elaborazione del lutto. È documentato scientificamente: il dubbio sulla sorte di una persona cara non permette di andare avanti e porta alla patologia organica e psichiatrica“. Cristina Cattaneo spiega così l’essenza del suo lavoro di medico legale e del LABANOF (il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università degli Studi di Milano), che dirige. “È fondamentale restituire dignità a chi perde la vita senza un nome, e contemporaneamente bisogna responsabilizzare le istituzioni nazionali ed europee sul problema. La missione è duplice. Se l’identità è un diritto fondamentale di ogni individuo, è anche un diritto dei famigliari che restano ricongiungersi agli affetti perduti. C’è troppa indifferenza su questo argomento”, ha ancora spiegato Cattaneo.
L’occasione è stato l’incontro con il pubblico del 3 luglio, alla sesta edizione del Lecco Film Festival, dopo la proiezione del documentario Sconosciuti puri, diretto da Valentina Cicogna e Mattia Colombo. Chi sono gli “sconosciuti puri”? Sono persone vissute ai margini della società, morte in solitudine, lontano da casa, migranti. Sono coloro che vanno oltre i fatti di cronaca, che generano audience. E troppo spesso restano ignoti.
‘’È stato un lavoro lunghissimo. Dalla lettura all’uscita in sala sono passati otto anni“, racconta Mattia Colombo. “Con Valentina ci conosciamo da molto. L’idea del documentario è nata dalla lettura dell‘omonimo libro di Cristina Cattaneo. È una storia di dimenticanza, è la lotta di un piccolo gruppo formato da medici legali e antropologi che, senza finanziamenti, combatte la sua battaglia. All’inizio volevamo fare un film sulla vita del laboratorio, ma poi abbiamo capito le dinamiche del gruppo. E soprattutto che era in atto un‘opera di convincimento molto forte verso governi e nazioni. Così, da una storia di pura osservazione, siamo passati alla narrazione di una battaglia”.
Esiste un ulteriore aspetto legato alla morte di una persona ignota, che spesso non si considera. “Ci siamo resi conto dell’importanza dell’atto amministrativo che accompagna l’identificazione: il certificato di morte. Lo abbiamo compreso con i migranti. Il bambino rimasto orfano nel Paese di origine non può essere adottato senza il certificato di morte dei genitori. Ugualmente la vedova di un disperso non può ricongiungersi al resto della famiglia che vive in un altro Paese, perché per la legge sta sottraendo il figlio al padre”, spiega ancora Cattaneo.
Il rispetto per l’essere umano deve essere messo davanti a tutto, con uguaglianza. Non si può accettare che vengano trattati i modo diverso coloro che sono senza un nome al momento del ritrovamento rispetto ai casi di morte violenta. C’è discriminazione. ‘‘Se questo documentario fosse stato girato su una delle morti famose in Italia, ci sarebbe la coda fuori dalle sale per vederlo”, concordano Cattaneo e Colombo, che aggiunge: “Noi abbiamo imparato stando dentro al laboratorio. All’inizio facevo fatica a capire. Poi, quando ho assistito alla reazione dei parenti al momento del riconoscimento, ho capito. Questo film è stato possibile perché i corpi non si vedono. Siamo stati costretti a lavorare sul fuori campo, su ciò che fanno al LABANOF”.
Il documentario illustra anche un percorso di attivismo politico. L’auspicio è che Sconosciuti puri supporti il cambiamento ‘‘Sembra che si stia muovendo qualcosa a livello europeo. Stanno crollando delle barriere. Vediamo la Croce Rossa internazionale parlare con l‘Interpol. Sul piano nazionale stiamo collaborando con i costituzionalisti. Non abbiamo una legge specifica dedicata al diritto all’identità. Si sta cercando di proporre un testo che riconosca pari diritto alla ricerca e al riconoscimento della propria identità a tutti i morti sul territorio italiano. È si auspica anche per quelli che per mare arrivano sul territorio italiano. Non è una battaglia come quella dell’accoglienza. Si lavora sottotraccia“, ha aggiunto Cattaneo.
Il tema della sesta edizione del Lecco Film Festival è ‘‘Tempi Memorabili”. Con Sconosciuti puri si parla della memoria dei corpi. L’identificazione è la salvezza di chi rimane. Coniugare la salvezza con la morte significa ricongiungere chi non c’è più con la sua storia. Come ricorda Cattaneo: ‘‘È importante ciò che il morto restituisce al vivo: la stabilità mentale“. È fondamentale per chi rimane.