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Nicoletta Romanoff
Alla sesta edizione del Lecco Film Fest, il cinema si unisce all’editoria. L’attrice Nicoletta Romanoff presenta Come il tralcio alla vite, edito da Rizzoli e adesso nelle librerie. La prefazione è di Erri De Luca. È il racconto di un’esistenza, di una crescita, di una comunione, di una speranza mai sopita. “Il 13 maggio dell’anno scorso stavo finendo di scrivere un film su Giovanni Paolo II, che spero vedremo presto. Riguarda anche l’attentato, che è avvenuto il 13 maggio del 1981. Sempre il 13 maggio ricorre anche l’anniversario dell’apparizione della Madonna a Fatima. Non possono essere coincidenze. Infatti mi arriva una mail in cui mi viene richiesto di scrivere un libro. Il tema mi è stato subito chiaro: raccontare il mio percorso di fede”, spiega Romanoff.
Lei ha scritto: “Questa non è la storia di un successo, ma di una serie di cadute”.
È una testimonianza autentica. Il credere si sviluppa intorno a tutte le volte in cui non ho saputo vedere la strada che il Signore mi indicava. E mi sono diretta verso altre strade. Il mio rapporto con la fede si è evoluto come un’amicizia. È diventato un importante tassello della mia vita. L’ho coltivata con maturità e costanza. È stata una conoscenza. Ho portato la mia esperienza in Come il tralcio alla vite. Sentivo l’urgenza di scrivere. Buttavo giù il capitolo e lo mandavo subito alla mia editor. Amo molto il prologo. Parla di un dolore che portavo dentro da ventotto anni. Spero che il lettore ne coglierà la forza.
Come si è evoluto invece il suo rapporto con il cinema?
In modo consapevole. Dopo Ricordati di me, Muccino mi ha detto che non sarei mai stata un’attrice compulsiva. Che magari avrei fatto un film ogni cinque anni. Spesso ci ripenso, perché è vero. Vorrei un ritorno al passato. In Italia abbiamo avuto dive che hanno ispirato anche Hollywood. Oggi quella dimensione ci manca. Mi piace però vedere che inizia a esserci una nuova onda di cineaste, pronte a raccontare il mondo dal loro punto di vista. Vorrei essere diretta da una donna che ha una visione intimista della femminilità.
Lei ha lavorato anche con Verdone in Posti in piedi in paradiso.
Lui è molto pacato, ispira equilibrio, molto rispettoso. È diverso da come lo vediamo davanti la macchina da presa. È l’opposto di Muccino, che è passionale. Vive personalmente quello che mette in scena.
Quali sono i film che le piace guardare?
Quelli che sono tratti da una storia vera. Di recente ho visto Father Stu con Mark Wahlberg. Mi ha colpito: è la cronaca della conversione di uno scapestrato, che poi diventa il punto di riferimento della società. È un film inaspettato, che consiglio.