“Siate scomodi, alzate la voce”. È questo il consiglio che il polistrumentista e compositore Mauro Pagani si sente di dare ai cantanti di oggi (e non solo).

Protagonista del documentario Andando dove non so. Mauro Pagani, una vita da fuggiasco, oggi alla Festa del Cinema di Roma e dal 5 febbraio nelle sale con Fandango, uno dei più grandi talenti della musica italiana dagli anni settanta ad oggi si è raccontato in questa biografia, diretta da Cristiana Mainardi, svincolata dal filo cronologico con la gratitudine e la saggezza di chi è “vivo per caso” dopo aver sofferto di una perdita di memoria iniziata nel gennaio del 2020 a causa di un disturbo neurologico che lo ha costretto a un lungo periodo di ricovero e di riabilitazione.

“Questo film nasce dalla rivisitazione della sua stessa vita, un pretesto narrativo drammaturgico straordinario - spiega la regista -. Ho iniziato a sentire l’urgenza di raccontare questa storia, una grande occasione di racconto sociale. Ho fatto settanta ore di girato. Il punto di partenza è stato quello di rispettare la carriera di Mauro, che non è lineare. Non l’ho voluto ascrivere a un determinato periodo storico. Ho iniziato ad affrontare la sua storia con una totale libertà, ma con una grande responsabilità, e mi sono fatta stupire dal suo materiale. C’era intorno a lui un grande senso di comunità”.

E Mauro Pagani dice: “Questo doc è per me un grande piacere e una grande gratitudine. È un bellissimo regalo trovare qualcuno che si interessi di te e del tuo lavoro. Mi sono stupito di quanta roba avevo fatto. Sono grato e stupefatto, ho avuto una gran fortuna e suggerisco a tutti di stare attenti e mettersi dove va la fortuna. Io sono profondamente grato alla vita perché sono ancora vivo e ho lavorato con un sacco di bravissimi musicisti”.

Tante le testimonianze presenti nel doc, da Marco Mengoni a Mahmood, e poi Dori Ghezzi, Ligabue, Ornella Vanoni. Tra questi anche Manuel Agnelli, che all’incontro stampa di oggi, dice: “Mauro è una persona che si sa raccontare. Sono rimasto colpito dalla quantità di collaborazioni che ha avuto con artisti che non c’entrano nulla l’uno con l’altro. È una persona che non smette mai di sperimentare e di mettersi in gioco. Infatti mi disse: non smettere mai di studiare e non aspettare che gli altri facciano cose per te, ma falle da solo. Mauro desidera comunicare e la musica serve a questo. Se abbiamo scelto di suonare è perché non avevamo un piano b. Anche Papa Francesco ha detto che gli artisti sono gli unici a raccontare in modo puro quello che succede, non condizionati da fazioni politiche. Gli artisti possono prendere posizione e dire la propria opinione. Ultimamente invece si pensa che debbano solo intrattenere. Per fortuna c’è una nuova generazione molto promettente che rifiuta l’algoritmo e le leggi del mercato attuale e che si vuole riscattare da questo tipo di mondo che li fa stare male. Bisogna costruire un sistema nuovo”.

Infine Mauro Pagani conclude: “In questo momento, da qualche parte del mondo, qualcuno sta scrivendo un pezzo bello. La musica è viva e c’è ancora in giro un sacco di bellezza, basta abituarsi a guardarla e a cercarla. Noi artisti dobbiamo farci sentire e ricordarci che abbiamo una voce. Bisogna ricordarsi che siamo capaci di sognare e di ottenere un mondo migliore. E bisogna smettere di farci considerare come merce da banco che si può comprare con gli sconti”.