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Pietrangelo Buttafuoco e il Cardinale José Tolentino de Mendonça
“La Mostra del Cinema di Venezia è una palestra di educazione allo sguardo e quest’anno sono moltissime le opere che interpellano la Chiesa, interrogandosi su quale sia la verità e proponendo varie riflessioni teologiche, se non addirittura cristologiche. Non potrebbe, quindi, esserci un luogo migliore per un dialogo fra la Biennale e la Santa Sede”.
Con queste parole Don Davide Milani (Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo) ha aperto il convegno “Opera Aperta: la Santa Sede alla Biennale di Venezia”, organizzato martedì 2 agosto al Lido di Venezia per raccontare la partecipazione vaticana alla Biennale Architettura con il progetto Opera Aperta. L’iniziativa fa parte degli appuntamenti di “Che Spettacolo!”, spazio aperto realizzato da Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con RCS MediaGroup e curato da Corriere della Sera, iO Donna e Rivista del Cinematografo.
L’incontro, condotto dalla giornalista Elisabetta Soglio, ha visto la partecipazione del Cardinale José Tolentino de Mendonça (Prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione), di Pietrangelo Buttafuoco (Presidente della Biennale di Venezia), di Marina Otero Verzier e Giovanna Zabotti (curatrici del Padiglione della Santa Sede) e dei registi Ila Bêka e Louise Lemoine, i cui documentari hanno rivoluzionato il modo di raccontare l’architettura contemporanea attraverso il cinema, valorizzando il rapporto fra gli spazi e gli individui.


Davide Milani e Pietrangelo Buttafuoco
(Karen Di Paola)“La Biennale è un luogo unico, il più importante punto d’incontro internazionale fra le diverse arti” ha asserito il Presidente Buttafuoco. “Questo non è un festival del cinema, ma una mostra. Qui non si celebra il presente del mercato o del consenso ricorrendo a stratagemmi pop, bensì si decifrano i codici della sensibilità anticipando i tempi, grazie a un profondo esercizio di studio, ricerca e critica. La facilità del mestiere giornalistico riduce tutto alla percezione immediata. Invece la Biennale è una semina lenta, una bottega dove la messa in opera rimane sempre aperta, affinché nella concretezza della materia si plasmi l’arte, che passa di generazione in generazione. Esprimendo le proprie opinioni (figlie di millenni di cultura e consapevolezza), la Santa Sede può guidarci verso orizzonti di nuovo coraggio, alzando la nostra sensibilità laddove il semplice occhio non le consente di arrivare. Tutti possiamo vedere, ma guardare è un’altra cosa”.


il Cardinale José Tolentino de Mendonça, Elisabetta Soglio, Pietrangelo Buttafuoco
(Karen Di Paola)“Lo sguardo umano non è un automatismo” ha proseguito il Cardinale Tolentino de Mendonça. “Va interrogato circa cosa si vuole vedere e ha dei limiti di cui è necessario essere consapevoli, come ricorda San Paolo nella Prima lettera ai Corinzi. Una delle funzioni dell’arte è proprio quella di aiutarci a riflettere sulla grammatica dello sguardo, che può essere una soglia, un punto d’incontro, una presa di coscienza o un’evasione dalla responsabilità”.


il Cardinale José Tolentino de Mendonça, Elisabetta Soglio, Pietrangelo Buttafuoco
(Karen Di Paola)Proprio in relazione a quest’ultima parola, il religioso ha ricordato che “le ferite inferte dalle guerre sono una responsabilità di tutti. Non possiamo ignorarle, solo chiedere quella pace disarmata e disarmante di cui ha parlato Papa Leone. Auspico che tutti i creativi ci aiutino a curare le ferite del mondo e a disarmare i cuori”. La parola è dunque passata alle curatrici, le quali hanno illustrato la filosofia grazie a cui è nata Opera Aperta, concepita come una “parabola” di 550 metri quadrati e allestita presso il Complesso di Santa Maria Ausiliatrice a Castello, trasformata in un laboratorio di “riparazione collettiva”.


mons. Davide Milani, card. José Tolentino de Mendonça, Giovanna Zabotti
(Karen Di Paola)“Il titolo del progetto rimanda a Umberto Eco e vuole presentare il restauro come una riparazione sia architettonica, sia umana e sociale” ha spiegato Giovanna Zabotti. “Prendersi cura di un posto significa assicurargli la possibilità di continuare a esistere in autonomia. Per questo chiediamo agli spettatori non solo di visitare Opera Aperta, ma di partecipare attivamente, anche solo suonando uno degli strumenti che abbiamo messo a disposizione, dato che la musica unisce le persone come poche altre cose. Citando il Presidente Buttafuoco, il nostro non è un cantiere, bensì una bottega dove si pratica l’arte e ci si mette in ascolto dell’invisibile”.


Marina Otero Verzier
(Karen Di Paola)“Di solito, in questo tipo di lavori, si tende a nascondere sia la natura pratica del cantiere, sia le persone che ci lavorano” ha aggiunto Marina Otero Verzier. “Noi, invece, abbiamo voluto celebrarle. Santa Maria Ausiliatrice è un edificio che esiste da tanti anni anni e ha cambiato spesso la propria funzione. Desideriamo quindi permettergli di continuare a trasformarsi per essere parte della città, della storia e della comunità veneziana”.


Ila Bêka, Elisabetta Soglio, Louise Lemoine
(Karen Di Paola)