“Noi non siamo contro l’intelligenza artificiale. Può e deve essere uno strumento prezioso a patto che non diventi il padrone. Da tempo al cinema ce ne serviamo. È utile per l’umanità in molti settori, primo tra tutti la medicina, ma non vogliamo che si sostituisca agli esseri umani per pensare il mondo”. A parlare è il regista Radu Mihaileanu che nell’ambito di Cinematografo Incontra (format della Rivista del Cinematografo) inserito nella seconda edizione di ‘NABA Story First’ ha dialogato con il giornalista Federico Pontiggia, lo sceneggiatore Vinicio Canton e il regista Francesco Rainieri Martinotti a proposito di un argomento più che mai attuale e pieno di punti interrogativi ovvero l’intelligenza artificiale.

“Non dobbiamo diventarne schiavi e ricorrerne ogni volta che abbiamo un problema- prosegue Mihaileanu-. Se ci basiamo solo sull’intelligenza artificiale non si inventerà nulla di nuovo. Per esempio non ci sarebbero mai stati il cubismo o la Nouvelle Vague”.

Tante le problematiche che l’intelligenza artificiale solleva. “Una su tutte: non distingue tra ciò che è vero e ciò che è falso. Io feci nel 2002 un doc su un aiuto regista spedito in Africa alla ricerca dei pigmei (ndr. il titolo è Ricchezza Nazionale). Per fare quel film feci un lungo lavoro di ricerca. Ma l’intelligenza artificiale non fa differenza tra materiale e materiale. Prende tutto indistintamente. Non ha dubbi e non ha paure. Ne scaturisce un remix sempre uguale”.

Altra questione sollevata: il pericolo dell’impigrimento dato dall’intelligenza artificiale. “Senza contraddizioni finisce il processo creativo”, dice Vinicio Canton. E Radu Mihaileanu: “È proprio il mio migliore amico, nonché mio storico collaboratore, che contraddicendomi mi spinge a migliorare nel lavoro. L’intelligenza artificiale non lo farebbe mai. Non fa che ripetere cose che già sono state fatte quindi non inventa. Si va verso una produzione standardizzata e così il nostro pensiero si restringe. Come autori il nostro ruolo è quello di esprimere la nostra creatività e le nostre idee e questo riguarderà non solo il cinema, ma anche l’editoria”.

Altro rischio è quello di un’omologazione generale. “Il pericolo è quello di un appiattimento a livello globale- prosegue Radu Mihaileanu-. Quelli che sono nati con il gps non saranno più in grado di andare da nessuna parte. È una rivoluzione molto forte potente che avviene in un mondo capitalista e neoliberale e l’incontro è catastrofico perché viviamo in un mondo dominato dal mercato e dai soldi”.

In collegamento da remoto anche il regista Andrea Traina che invita comunque a cavalcare l’onda dell’intelligenza artificiale e a non temerla in quanto è “un nuovo strumento, un assistente sempre pronto ad aiutarvi nell’arco del processo creativo. Anche se senza la creatività umana non servirebbe a nulla”.

Urge però una regolamentazione come sottolinea infine Francesco Rainieri Martinotti.

“Noi non dovremmo più chiamarla intelligenza perché a furia di chiamarla così crediamo che sia davvero intelligente. Io propongo di chiamarla: furto senza scasso nella casa del sapere oppure assemblatore di creatività altrui. Un altro nome che propongo è ricettatore di idee rubate. Bisogna mettere delle regole perché è qualcosa che può distruggere anche alcune categorie professionali. Tra l’altro la trasparenza è uno dei criteri più importanti da rispettare perché gli autori devono sapere se le loro opere sono state utilizzate per formare queste macchine”.