Come festeggerà i suoi primi settant’anni Woody Allen? Lo abbiamo chiesto al suo amico Alvy Singer, il protagonista di Io e Annie, il quale, più o meno trent’anni fa, si poneva gli stessi problemi. Con la differenza che allora gli anni erano solo quaranta…
«La sapete quella di… hmm…, di quelle due vecchie signore in villeggiatura, sui monti Catskills, e una dice: “Mamma, come si mangia male in questo posto!”. “Oh, sì, il vitto è uno schifo”, dice l’altra. “E oltretutto ti danno porzioni così piccole!”. Beh, questo è essenzialmente quel che io provo nei riguardi della vita: piena di solitudine, di guai, di dolori, di infelicità… e oltretutto dura troppo poco».

Alvy non brillava certo per ottimismo, allora. Ma si poteva capirlo:
«Da un po’ di tempo in qua, sapete, mi passano per la testa le cose più strane, boh, perché appunto ho compiuto quarant’anni, e mi sa tanto che sto attraversando una crisi, o che, non so. Boh! Io… hmm… non mi fa mica paura la vecchiaia, a me! Sono mica uno di quelli, io, sapete. Anche se perdo qualche capello… vado in piazza un po’, qui sopra… ma basta così. Questo è tutto. Non si può dir nient’altro di peggio, su di me. Anzi, credo che migliorerò, io, invecchiando, mi spiego? Credo che sarò, io, ecco, il tipo stempiato virile… in antitesi, diciamo, al tipo brizzolato distinto, per esempio. A meno che, s’intende, come dire? Né l’uno né l’altro. Cioè può darsi, voglio dire, che da vecchio sarò uno di quelli con la bava alla bocca, e una sporta di plastica in mano, che entrano di corsa in un caffè declamando discorsi socialisti».

Woody Allen, Diane Keaton in Io & Annie (1977), @Webphoto
Woody Allen, Diane Keaton in Io & Annie (1977), @Webphoto

Woody Allen, Diane Keaton in Io & Annie (1977), @Webphoto

Sulla vecchiaia, Alvy ci tiene a ribadirlo, l’opinione di Woody Allen non era diversa dalla sua. Alvy ci ha fornito uno scritto giovanile di Allen molto significativo:
«La maturità di una persona non si misura dall’età ma dal modo in cui si reagisce svegliandosi in pieno centro in mutande. Che importanza hanno gli anni, specialmente se avete l’affitto bloccato? La cosa da ricordare è che ogni periodo della vita ha la sua felicità mentre quando siete morti è difficile trovare l’interruttore della luce. […] È veramente così terribile la vecchiaia? No, se vi siete lavati i denti regolarmente! E perché non c’è un rimedio contro l’assalto degli anni? Oppure un buon albergo nel centro di Indianapolis? Beh, come non detto. In breve, la cosa migliore è di comportarsi in modo consono alla propria età. Se siete sedicenni, evitate di diventare calvi».

Alvy non vede l’amico Woody Allen dai tempi in cui si è lasciato con Annie, ma non ha, al riguardo, alcun rimpianto. Si è detto molto sorpreso che Allen abbia raggiunto la terza età e che adesso punti decisamente alla quarta. Parlava, infatti, sempre di morte e più volte aveva minacciato il suicidio. In uno dei suoi diari inediti, «che saranno pubblicati dopo la morte, oppure postumi, a seconda di quale dei due eventi si verificherà per primo», Allen aveva confessato:

«Ancora una volta ho cercato di suicidarmi: questa volta bagnandomi il naso e inserendolo nella presa della corrente. Purtroppo c’è stato un corto circuito e sono stato solo sbalzato sopra il frigorifero. Sono sempre ossessionato dal pensiero della morte: c’è una vita nell’aldilà? E se c’è, mi potranno cambiare un biglietto da cinquanta?».

Anche di salute non se la passava bene:
«Credo che la mia tisi stia peggiorando. Anche l’asma. Il fischio viene e va, ho capogiri sempre più frequenti. Mi colgono attacchi di soffocazione violenta e svenimenti. La mia stanza è umida ed ho di continuo brividi freddi e palpitazioni cardiache. Ho notato che sono anche sprovvisto di fazzolettini. Quando, quando finirà?».

Woody Allen in Scoop (2006)
Woody Allen in Scoop (2006)

Woody Allen in Scoop (2006)

Oltretutto non aveva buoni rapporti con i familiari:

«Mi sono imbattuto in mio fratello, oggi, a un funerale. Non ci vedevamo da quindici anni, ma come al solito lui ha tirato fuori dalla tasca un manganello di plastica e ha cominciato a picchiarmi sulla testa. Col tempo comincio a comprenderlo. Ora mi rendo conto che la sua frase “sei un parassita schifoso da sterminare” è sempre stata detta con pietà, non con rabbia. Ammettiamolo: è sempre stato più intelligente di me, più spiritoso, più colto, più istruito. È un mistero per me come mai continui a lavorare in quella tavola calda».

Il padre? Non ne parliamo:
«Ricordo la sua reazione quando gli dissi che volevo scrivere. “Chi scrive impara a zoppicare senza i coperchi”. Non ho ancora capito cosa volesse dire. Che uomo triste! Quando hanno presentato la mia prima commedia, Una ciste per Gustavo, lui era alla prima in frac e maschera antigas».

E la madre non contribuiva di certo alla sua autostima:
«Da qualche tempo ho dei dubbi sulle mie interpretazioni. Colpa di mia madre! Le ho chiesto in quale film le sono piaciuto di più. Mi ha risposto: Casino Royale. Non discuto il film, discuto il personaggio, l’unico villain della mia carriera. Adesso mi tormenta un dilemma: devo imitare Marlon Brando o Boris Karloff?».

Woody Allen
Woody Allen

Woody Allen

Del resto, cosa aspettarsi da una madre che «somiglia a Groucho Marx (specialmente quando lui non porta i baffi)»?

Alvy si domanda come un tipo così possa esser sopravvissuto a sé stesso fino a settant’anni. Qualcosa deve averlo spinto a superare i limiti della sua stessa coscienza. L’amore?
«Dovrei sposare W.? No, se non mi dirà le altre lettere del suo nome. E la sua carriera? Come posso chiedere a un essere così squisito di rinunciare al campionato di lotta libera nel fango?».

Il genio?
«Ieri notte ho bruciato tutte le mie commedie e le mie poesie. L’ironia è che mentre stavo bruciando il mio capolavoro, Pinguino scuro, la stanza si è incendiata, e ora sono stato denunciato da certi Pinchunk e Schlosser. Kierkegaard aveva ragione».

La ricchezza?
«La ricchezza non è tutto ma è molto meglio della salute. Dopo tutto, non è che si possa andare dal macellaio e dire: “Guardi che bell’abbronzatura che ho, e non solo, ma non prendo mai un raffreddore”, e aspettarsi che vi incarti del filetto (a meno che il macellaio non sia completamente idiota)».

Secondo Alvy, la fortuna di Allen è stata di non guardare fuori dal finestrino:
«Quando ho incominciato a lavorare, da ragazzo, il mio mestiere era di scrivere barzellette per i giornali: salivo sul treno a Brooklyn per andare a Manhattan, dove lavoravo, e in quel tragitto potevo scrivere una cinquantina di barzellette. Scrivevo in piedi e non mi importava niente del rumore intorno a me».

Alvy è convinto che a settant’anni Allen dovrebbe tutte le mattine prendere il treno a Manhattan e recarsi a Brooklyn, il quartiere dove lo stesso Alvy è cresciuto e che ha ispirato una delle sue battute più felici: «Devi sapere che i-i-io sono relativamente normale… per uno ch’è cresciuto a Brooklyn».

Solo così Allen potrà realizzare la sua aspirazione:
«Non credo di aver ancora fatto un “grande film”, come Ladri di biciclette o La grande illusione. Vorrei essere ricordato come un regista che ha realizzato almeno uno, se non due “grandi” film».

Oppure Alvy consiglia ad Allen di raggiungerlo in California, dove «non buttano via la mondezza. La trasformano in programmi televisivi», e di dimenticare Antonioni, Bergman, Mahler e Wagner. Alvy si è trasferito lì da molti anni e ovviamente scrive battute per la televisione.

Non si è risentito quando Allen ha dichiarato che «se guardi la tv, anche i programmi scadenti, trovi sempre alcune battute stupende». E, a questo proposito, prima che comincino le celebrazioni per il suo illustre amico, ci tiene a precisare che la famosa battuta «non accetterei mai di far parte di un circolo che accettasse fra i suoi soci uno come me», attribuita da Woody Allen a Groucho Marx, è, in realtà, sua. O, se proprio vogliamo dirla tutta, «credo che risalga a Freud».