L’82° Mostra del Cinema di Venezia ha accompagnato la nascita del premio dedicato alla memoria di Antonio Sancassani, scomparso a inizio anno e proprietario del Cinema Mexico di Milano, da lui rilevato nel 1980 e trasformato in un luogo di culto, oltre che in un baluardo indipendente della settima arte.

E il primo Premio Sancassani non poteva che andare a Giorgio Diritti, il cui esordio (Il vento fa il suo giro) divenne un autentico fenomeno grazie alla programmazione del Mexico, che lo tenne ininterrottamente in sala per due anni.

Il riconoscimento è stato consegnato al regista domenica 31 agosto da Domenico Dinoia (Presidente AGIS Lombardia e storico socio di Sancassani) e da Don Davide Milani (Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo), il quale ha dichiarato: “Antonio Sancassani ci ha lasciati, ma rimane il suo lavoro generoso e controcorrente. Per continuarne la missione, a partire dal prossimo anno, assegneremo il Premio a un giovane cineasta la cui opera, non necessariamente prima, fatica a trovare una distribuzione. Oltre al riconoscimento, gli offriremo la programmazione al Mexico.”

“Antonio dava una possibilità a tutti i film che considerava di qualità” ha affermato Domenico Dinoia. “Difendeva strenuamente la presenza delle monosale in città, dove la gente abita e può così vedere qualcosa di diverso. Ha ricevuto l’Ambrogino d’oro nel 2011 come “esercente italiano più coraggioso” e (quando Via Savona si è trasformata, da periferia, in zona alla moda) ha rifiutato tutte le offerte che puntavano a rendere il Mexico un luogo trendy. Ripeteva: il cinema sarà pure in crisi, ma ho la certezza che saremo noi gli ultimi a chiudere.”

“Nel 2005 nessun distributore voleva Il vento fa il suo giro: il sistema italiano è sempre stato molto bravo a vendere quello che è già vendibile” ha ricordato Giorgio Diritti (che dal 2026 sarà nella giuria del Premio Sancassani). “Quindi avevo iniziato a fare il giro delle sale che avevano un po’ di cuore. Mi parlarono di Antonio in relazione a Fame chimica di Antonio Bocola e Paolo Vari. Il nostro primo colloquio fu telefonico, ma lui aveva colto perfettamente il senso di avventura con cui era stata realizzata la pellicola e aveva deciso di scommetterci sopra. Mi garantì una settimana al Mexico, chiedendomi solo di fare un po’ di promozione a mezzo stampa. Le settimane divennero due, poi tre, poi quattro e, quando si diffuse la notizia che persino Giorgio Armani ed Elio Fiorucci erano venuti a uno spettacolo pomeridiano, Il vento fa il suo giro si trasformò nel film che ogni milanese chic doveva vedere.” Ma si sa che le mode sono passeggere e, per mantenere sempre vivo l’interesse verso la pellicola, ha continuato Diritti, “ci inventammo di tutto. Terminati i membri del cast e della troupe da invitare in sala, organizzammo eventi come la proiezione con degustazione di formaggi occitani. La gente non faceva che aumentare e così la richiesta di copie in altri cinema d’Italia.”

“Antonio era sempre al Mexico e chiedeva agli spettatori cosa pensavano di ogni singolo film” ha aggiunto Dinoia. “Se mi passate la metafora, aveva l’indole del gran bottegaio di una volta” ha proseguito Diritti. “Il tipo di negoziante che cura il cliente, gli consiglia i migliori prodotti e ne illustra le specifiche qualità. Inoltre l’atmosfera del luogo in cui si vede un film influenza molto il modo in cui lo si vive. Vorremmo sentirci un po’ privilegiati a essere lì e, al tempo stesso, parte di un gruppo che condivide i nostri interessi e ha piacere di trascorrere del tempo con noi.”

Alla considerazione di Don Milani sul fatto che servano esercenti capaci di dare “di più” al proprio pubblico, senza limitarsi a seguirne i gusti, ma precedendoli, Diritti ha replicato: “È esattamente questo che fa ancora alzare la gente dal divano per andare in sala. Il Mexico è rimasto una piccola comunità in cui si viene accolti con il sorriso e ci si trova a parlare, senza limitarsi a consumare il film.”