"I dazi annunciati da Trump per i film stranieri in America? Non ho una risposta pronta, anche perché nell'ultimo periodo il presidente USA ha detto molte cose, per poi contraddirle, cambiando idea molto rapidamente. Ci siamo abituati negli ultimi anni, per molti motivi, dal Covid agli scioperi, in ultimo anche per gli incendi di Los Angeles, ad un maggior successo di produzioni non americane in giro per il mondo, ma anche quest'anno qui al Festival non mancano film statunitensi. Nessuno vuole che il cinema americano smetta di essere forte, quest'anno è forte e creativo ed è questo quello che conta".

Il delegato generale del Festival di Cannes, Thierry Frémaux, incontra come d'abitudine la stampa alla vigilia dell'apertura del Festival, prevista domani 13 maggio con la consegna della Palma d'onore a Robert De Niro e con la premiere di Partir un jour di Amélie Bonnin, fuori concorso e in uscita su tutto il territorio francese come da tradizione (e da regolamento) della kermesse.

Oltre alla questione dazi, Frémaux ha affrontato anche la questione relativa alla presenza dei "soliti noti" in concorso al Festival: "Se guardiamo le statistiche quest'anno non è proprio così, registi come Ari Aster, Carla Simon e Chie Hayakawa sono in gara per la prima volta, altri come Julia Ducournau per la seconda".

Anche se non mancano habitué come Wes Anderson (quarta volta), Joachim Trier (terza) e, soprattutto, i fratelli Dardenne, già vincitori di due Palme d'Oro, che con Jeunes mères saranno in gara per la nona volta: "La loro intera filmografia è composta da opere di cinema sociale, un cinema coerente con uno stile unico. Nel momento in cui riteniamo che questo tipo di cinema sia importante dobbiamo continuare a sostenerlo", dice ancora Frémaux, che ricorda: "Alcuni registi tornano ripetutamente in concorso perché è nella tradizione stessa del Festival, quella di rimanere in un certo senso fedele a certi autori, tradizione che risale agli anni '50 e '60 con cineasti come Ingmar Bergman".

C'è stato anche tempo per affrontare questioni spinose come l'imminente sentenza, prevista per domani, nel processo a carico di Gérard Depardieu accusato di violenza sessuale: "Nutro molto rispetto per il sistema legale del mio Paese, prenderò atto della decisione emessa dal tribunale".

E infine, sull'inesorabile ascesa dell'Intelligenza Artificiale (tematica al centro dell'attesissimo Mission: Impossible - The Final Reckoning, con il regista Christopher McQuarrie che il 14 maggio sarà anche protagonista di un Rendez-vous), Frémaux osserva: "Sta diventando sempre più potente, è qualcosa di interessante e inquietante allo stesso tempo. Credo sia fondamentale che il suo utilizzo venga controllato. E dobbiamo fare di tutto per rispettare il copyright e i diritti degli autori e degli attori".