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Le quattro volte
Il motivo primo della forma è nel pubblico, nella sua distanza dall’oggetto di visione. In Italia, passati i fasti della Commedia, a raccontare la provincia e il mondo rurale sono i film d’autore. Proprio quelli che per eccellenza raggiungono le sale di città, rivolgendosi a un ceto intellettuale che con quel mondo non ha alcun contatto diretto.
Forse per questo ai nuovi cantori dei “margini” (il problema posizionale è già nell’espressione) negli ultimi anni non sembra più bastare l’armamentario realista, quello di matrice rosselliniana – i tracking shot di Jonas Carpignano e Alice Rohrwacher – o quello contemplativo di Michelangelo Frammartino. Accendere la miccia dello sguardo richiede una simbologia che leghi in modo più potente e diretto Qui e Lì, Noi e Loro. E per una rivelatoria convergenza evolutiva, questi autori concordano su quale debba essere. Scomodiamo subito la mitologia, così cara al nuovo cinema d’autore, e chiamiamola per quello che è: una catabasi.
Se c’è un’Italia diversa, marginale, nascosta agli occhi dei grandi poli culturali, il gesto autoriale si fa invito a perlustrarla, iscrivendo nel tessuto filmico il “va’ e vedi” di una penetrazione in terra inesplorata: letteralmente nell’Inconscio nazionale. Non si tratta più solo della vecchia poetica del pedinamento, che lascia al personaggio-esploratore il compito di dipanare un universo sconosciuto (A Ciambra, 2017). Oggi il cinema dei margini sente il bisogno di sottolineare l’ingresso simbolico in un mondo altro, il reciproco squadrarsi di due Italie.
I personaggi (non diversamente da tutti e tre i registi) sono cittadini che ri-scoprono la campagna o la provincia, come in Corpo celeste (2011); oppure, viceversa, figli di questi mondi che si trovano a essere visitati dalla città, come già accadeva simbolicamente in Il dono (2003) e poi con sempre più insistenza nei film recenti di Frammartino e Rohrwacher. Più radicalmente, ognuna coi suoi mezzi, le tre filmografie portano il motivo dell’esplorazione a un livello preciso di codificazione visiva.



