Juliette Binoche, Leonardo Di Caprio, Robert De Niro, Quentin Tarantino. Tutti sullo stesso palco, la stessa sera, per dare il via alla 78° edizione di Cannes. Festival che ha aperto i battenti con una cerimonia monstre (durata un'ora precisa), condotta dall'attore Laurent Lafitte.

La Presidente di Giuria Juliette Binoche - introdotta da un reel indimenticabile che ha passato in rassegna tutta la sua incredibile carriera (che emozione nel rivederla, giovanissima, in qualche scampolo di film di Leos Carax o in Film Blu di Krzysztof Kieślowski) - non ha dimenticato le brutture dei nostri giorni: "Guerre, miseria, cambiamento climatico, misoginia, i demoni delle nostre barbarie non ci lasciano scampo. I venti del dolore sono così violenti che travolgono i più deboli, gli ostaggi del 7 ottobre e tutti gli ostaggi, i prigionieri, gli annegati che sopportano il terrore e muoiono in un terribile senso di abbandono e indifferenza. Contro l'immensità di questa tempesta, dobbiamo far nascere la dolcezza".

Molta commozione anche per il ricordo di David Lynch, omaggio partito con una scena cult di Cuore selvaggio e culminato con l'incredibile perfomance canora di Mylène Farmer.

Ma il momento clou dell'intera cerimonia è stata ovviamente la consegna della Palma d'Onore a Robert De Niro, con l'introduzione di Leonardo Di Caprio, che ha naturalmente ricordato le sue più incredibili performance (poi ribadite dal reel dedicato) e non ha dimenticato di sottolineare quanto sia stato importante per la formazione di intere generazioni di attori, specialmente la sua. Tornando con la memoria anche al 1993, anno in cui proprio De Niro lo scelse, giovanissimo, per una parte in Voglia di ricominciare.

De Niro, visibilmente commosso e dopo una standing ovation lunghissima (tributo che è stato riservato dall’Auditorium Lumière anche alla Binoche e allo stesso Di Caprio), ha dapprima ringraziato il Festival di Cannes, luogo che considera la sua "comunità" (la prima volta venne sulla Croisette nel 1973 con Mean Streets di Martin Scorsese), poi non ha usato mezzi termini per ricordare che "l'arte è democratica" e che negli Stati Uniti "stiamo lottando per salvare la democrazia, che davamo per scontata. Questa battaglia tocca a tutti noi, perché l'arte è inclusiva, unisce la gente, abbraccia la diversità. Ed è per questo che l'arte è considerata una minaccia, per questo noi artisti siamo considerati una minaccia per gli autocrati e per i fascisti".

Naturalmente l'obiettivo principale del discorso è Donald Trump, che l'attore definisce "il presidente filisteo degli States, che ha tagliato i fondi di sostegno per le arti, per le scienze e per l'educazione, oltre ad annunciare dazi del 100% per tutti i film prodotti al di fuori degli Stati Uniti: non è più tempo di rimanercene seduti e non fare nulla, dobbiamo agire, e dobbiamo farlo adesso. Non con la violenza, ma con determinazione e passione: chiunque abbia a cuore la libertà si organizzi, protesti, e vada a votare alle elezioni. Intanto, nei prossimi undici giorni, mostriamo il nostro impegno celebrando l'arte in questo festival".

Festival che viene ufficialmente aperto da un altro gigante del cinema americano, Quentin Tarantino, salito sul palco per la classica formula di rito "dichiaro ufficialmente aperta la 78° edizione del Festival di Cannes" con tanto di plateale e divertito mic-drop scenico conclusivo. Chapeau.