A quasi settant’anni dal vertiginoso abbraccio con James Stewart in Vertigo, Kim Novak torna a far battere il cuore del cinema. L’attrice statunitense si unisce al già annunciato Werner Herzog, per ricevere il Leone d’Oro alla carriera alla 82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (27 agosto – 6 settembre 2025). Lo ha annunciato il CdA della Biennale, accogliendo la proposta del direttore artistico Alberto Barbera.

“Essere riconosciuta per l’insieme del mio lavoro in questo momento della mia vita è un sogno che si avvera”, ha dichiarato Novak, oggi 92enne, ritiratasi da tempo nel suo ranch in Oregon, dove si dedica alla pittura, alla scrittura di poesie e ai suoi cavalli. In occasione del riconoscimento, sarà presentato in anteprima mondiale Kim Novak’s Vertigo, documentario firmato da Alexandre O. Philippe, con la collaborazione esclusiva dell’attrice.

Tra mito e mitezza

Novak non è solo un volto memorabile del cinema classico. È il simbolo di un’altra Hollywood, quella che si è ribellata ai suoi codici più oppressivi. “Assurta al ruolo di Diva senza averne l’intenzione – ha dichiarato Alberto Barbera – Kim Novak è stata una delle protagoniste più amate di un’intera stagione del cinema hollywoodiano, dall’esordio casuale alla metà degli anni Cinquanta, sino al prematuro e volontario esilio dalla prigione dorata di Los Angeles, non molto tempo dopo. Un sistema che l’attrice non ha mai smesso di criticare, scegliendo i suoi ruoli e anche il suo nome. […] Il Leone d’oro alla carriera intende celebrare una star libera, una ribelle nel cuore del sistema, che ha illuminato i sogni della cinefilia prima di ritirarsi in un ranch nell’Oregon per dedicarsi alla pittura e ai cavalli”.

Kim Novak
Kim Novak

Kim Novak

Nata Marilyn Pauline Novak a Chicago nel 1933, fu costretta a cambiare nome per non essere confusa con Marilyn Monroe. Ma il cognome, Novak, lo difese con tenacia. In cambio, accettò di tingersi i capelli di un platino glaciale, destinato a diventare la sua cifra visiva. Tra i primi casi noti di protesta salariale femminile a Hollywood, nel 1957 incrociò le braccia per ottenere uno stipendio alla pari dei suoi colleghi maschi. Fu anche la prima donna ad avviare una propria casa di produzione nel 1958, gesto pionieristico per l’epoca.

Harry Cohn, temuto boss della Columbia Pictures, voleva costruire una nuova star per far ingelosire Rita Hayworth. Si ritrovò invece una fuoriclasse autonoma. Novak e Hayworth finirono per diventare amiche.

Il mistero del volto

Attrice di magnetismo silenzioso, Novak riusciva a incarnare allo stesso tempo innocenza e turbamento. Recitava con il corpo, con lo sguardo, con le pause. Fu proprio questa qualità – fragile e ipnotica – a catturare Alfred Hitchcock, che le affidò il doppio ruolo di Judy/Madeleine in La donna che visse due volte (1958), diventato con il tempo il suo capolavoro e il film simbolo di un’intera idea di cinema.

Kim Novak con Frank Sinatra in Pal Joey (1957) - @Webphoto
Kim Novak con Frank Sinatra in Pal Joey (1957) - @Webphoto

Kim Novak con Frank Sinatra in Pal Joey (1957) - @Webphoto

Ma la sua carriera non si esaurisce nel capolavoro hitchcockiano. Da Picnic di Joshua Logan a Pal Joey di George Sidney, da L’uomo dal braccio d’oro accanto a Sinatra a Middle of the Night, Novak ha attraversato generi e registri: dalla commedia romantica con Richard Quine (Una strega in paradiso, L’affittacamere) fino al dramma psicologico (Of Human Bondage) e all’ironia noir di Assassinio allo specchio con Elizabeth Taylor.

Una leggenda che ha resistito al tempo

Negli anni, la critica non fu sempre generosa. Eppure, i suoi film sono oggi dei classici e Novak è stata celebrata dai principali festival internazionali: Berlino (Orso d’Oro alla carriera), Cannes, Toronto, Praga. La sua figura è sopravvissuta al tempo proprio perché non è mai stata completamente assorbita dall’industria.

Dean Martin e Kim Novak in baciami stupido di Billy Wilder (1964) - @Webphoto
Dean Martin e Kim Novak in baciami stupido di Billy Wilder (1964) - @Webphoto

Dean Martin e Kim Novak in baciami stupido di Billy Wilder (1964) - @Webphoto

Con Kim Novak, salgono a 39 i Leoni d’Oro alla carriera assegnati ad artisti statunitensi, quasi la metà dei riconoscimenti totali (83). È la quinta donna americana a riceverlo dopo Thelma Schoonmaker, Jane Fonda, Jamie Lee Curtis e Sigourney Weaver.

Kim Novak non ha mai cercato l’etichetta di icona. Ha attraversato Hollywood a modo suo, lasciando che fossero i film – e non i riflettori – a raccontarla. Il Leone d’Oro suggella oggi quel percorso appartato, fatto di scelte coerenti, immagini indelebili e una distanza che nel tempo è diventata memoria.